Le stilografiche mi appassionano e mi fanno divertire.
Ho le mie preferenze, ma non credo che una marca sia migliore di un'altra.
Detto cio' trovo che l'Aurora 88 sia una penna eccellente sotto tutti i punti di vista: tanto bella, quanto pratica e affidabile. Il successo che ha avuto e' tutto meritato.
La Omas, con il modello 361, ha voluto offrire una penna dalla doppia scrittura: rigida e flessibile. Il confronto andrebbe fatto con la Eversharp ed il suo "adjustable nib"...o con la piu' recente Pilot Justus.
Invece la Parker 180 offriva un pennino rigido, in grado di generare una linea piu' fine, o piu' marcata, a seconda del lato di scrittura. Lo stesso discorso vale per la Platinum PKW-5000 degli anni '70, dalla quale, forse, la Parker ha colto ispirazione.
Sull'argomento esterno il mio personalissimo pensiero.
Forse non è effettivamente appropriato affermare che una penna è migliore di un'altra, anzi diciamo pure che in generale l'affermazione che una qualsiasi cosa sia "migliore" di un'altra è quantomeno incompleta.
Andrebbe infatti specificato sotto quale aspetto si vuole affermare una superiorità; tornando alle penne ci si può riferire all'estetica, alla funzionalità, alla robustezza, ecc.
Quello che io ed altri abbiamo sostenuto è che la realizzazione meccanica della Aurora 88 è ancora oggi da riferimento e trova riscontro solo in pochissime altre penne prodotte. Tra queste non c'è sicuramente nessuna delle Omas a stantuffo (in realtà non ho mai avuto per le mani una delle rarissime 352, ma ho l'impressione che la costruzione sia sempre la medesima). Che intendiamoci, sono tutt'altro che penne malfatte. Tanto per non apparire fazioso, dirò che - a mio parere - sotto il profilo tecnico sono sicuramente superiori alle prime Aurora Selene. La 88 però è di un altro pianeta; esteticamente può risultare gradevole o meno, alcuni hanno espresso la loro avversione per i pennini corazzati, ma è certo che la nuova proprietà della fabbrica torinese, nel rilanciare la produzione dopo la distruzione bellica, non volle compromessi.
Su questi elementi, che ho la presunzione di ritenere abbastanza oggettivi ed avvallabili da chiunque abbia conoscenze e passione per la meccanica, si interseca poi una poca simpatia per la fabbrica bolognese, o meglio, per come è stata voluta fare apparire (dalla stessa Omas) quando il collezionismo delle stilografiche ha iniziato ad affermarsi. Pubblicazioni prezzolate hanno diffuso valutazioni assolutamente gonfiate e fasulle, collocato le penne Omas in un olimpo irraggiungibile agli altri produttori italiani e mondiali, dipinto il Cav. Simoni come il Leonardo Da Vinci della stilografica.
La realtà è abbastanza diversa; Omas ha effettivamente realizzato penne stupende, tra le più belle al mondo, ma anche penne del tutto normali ed altre decisamente bruttine. La sua produzione ha risentito pesantemente degli stili e delle tecniche d'oltreoceano come e forse più della totalità della produzione Italiana ed oltretutto il suo fondatore ha ampiamente (potrei anche dire spudoratamente) scopiazzato a destra e a manca. Sicuramente gli va riconosciuto il gusto di aver copiato, talvolta migliorandoli, prodotti od elementi di alta classe. E' però innegabile che la clip a freccia è mutuata dalla Parker, il bollino "AS" sul cappuccio dell'Extra Lucens dal Gold Seal della Eversharp, la forma tonda che diventa faccettata alle estremità (modelli CS e VS), dalla Sheaffer's PFM. Emblematico poi il caso del brevetto del caricamento a "stantuffo tuffante", che l'americana Dunn Pen aveva realizzato parecchi anni prima.
Come ho detto moltissimi produttori italiani si sono ispirati alla produzione americana, talvolta reinterpretando, talvolta scopiazzato. E' più che comprensibile; le Duofold, le Patrician, le Doric erano oggetti dal costo inarrivabile. Logico pertanto cercare di riproporli "made in Italy" a prezzi più accessibili.
Quello che sostengo è appunto che Omas sia una delle fabbriche italiane, non una regina in mezzo a dei villici.
Bene, ora aspetto gli strali dei fans della casa bolognese.