Stavo scavando nella scatola degli scarti, quella scatola dove quando acquisto lotti o collezioni, butto i pezzi indegni, quella scatola dove cerco i donatori d’organi, quella scatola dove attingo per omaggiare penne all’Anonima Riparatori del Beato Albergo del Viandante e del Pellegrino, quella scatola li insomma, quand’ecco che mi capita in mano una 88 Nika, ammazza che schifezza, cappuccio scrostato, logo consumato, finestra nera, fondello giallo, sto per buttarla definitivamente quando mi accorgo che il numero seriale è basso 5 cifre, non ho ho viste tante con il seriale a 5 cifre, capisco perché è in questo stato la vecchietta, decido di conservarla, fino alla prossima occasione.
In verità da qualche parte ho anche la numero I, l’avevo fotografata e mostrata in passato, non posso dire come l’ho avuta, ma pare sia stata trovata da Giovanni Battista Belzoni nel tempio grande di Abu Simbel, era la penna Di Ramses II, gliel’aveva regalata suo padre Sethi I per la prima comunione, Ramses voleva una bicicletta, ma era toccata una penna e si era accontentato.
Sulle pareti del tempio era raffigurata la vittoria del faraone nella battaglia di
Kadesh sugli ittiti, in un angolo si vede il re ittita firma con la penna di Ramses il trattato di pace, la penna usata è una Extra Lucens, palese falso storico,
gli egizi non avevano vinto a Kadesh al limite fu un pareggio
e le Omas non furono mai esportate in egitto, Simoni aveva colpito ancora.
La 88 numero I trafugata pare da Bernardino Drovetti tornò in piemonte dov’è rimasta fino al momento di finire in mano mia.
Prossimamente vi parlerò della Parker 51 di Giulio Cesare,
e ora ecco la protagonista del piccolo aneddoto, cerea as veduma ne…