Veramente i MC sono i MC non per gli effetti speciali ma per la ineccepibile e quasi inarrivabile qualità
Mai ascoltato un MC, ma gli appassionati parlano del marchio come molti pennofili parlerebbero di una Montblanc: illustre passato ma presente caratterizzato più dall'esclusività che dalla qualità. In ogni caso non avendoli ascoltati non mi pronuncio.
Alfredo
Negli anni '70 chi dava importanza alla "musicalità" degli amplificatori erano pochissimi: generalmente gli inglesi (Quad, Radford, ecc.) qualche ampli americano (Audio Research, Mark Levinson, ecc.) e pochissimi altri (in Italia p.es. c'era la STEG di Bartolomeo Aloia). Gli altri puntavano ad ottenere delle misure strumentali perfette, convinti che la qualità sonora andasse di pari passo con esse, strombazzando distorsioni armoniche dello 0,0000001 e delle risposte in frequenza da 5 a 200.000 HZ in + o - 0,5 db.
Il tempo ha dimostrato che questi valori non esprimevano affatto la qualità sonora, anzi paradossalmente gli erano spesso in antitesi.
Credo che inevitabilmente anche la Mc Intosh se ne sia accorta ed anche se non ho avuto occasione di ascoltarne di recente, so che adesso sono molto considerati anche su questo aspetto.
In allora la superba qualità di queste realizzazione era indirizzata su altri parametri: robustezza, affidabilità, costruzione senza compromessi, sovradimensionamento di ogni componente.
Gli faceva da contraltare la giapponese Accuphase che ne avvicinava la qualità costruttiva.... ed il suono afono.
Mi ricordo che raccontava Aloia, che ho avuto occasione di conoscere personalmente, che aveva organizzato una seduta d'ascolto con dei musicisti utilizzando tre ampli: un Accuphase, uno Steg ed un Audio Research: tutti concordarono che il valvolare americano era quello che suonava meglio, dietro si piazzava lo Steg, ed ultimo l'Accuphase. Nelle misure di laboratorio la classifica era totalmente invertita!