Penso che questo modello sia molto bello e non capisco bene il riflesso del signore appena soprastante.
Come ha scritto Riccardo ai tempi di questa Extra a leva, ma anche delle successive Lucens ed Extra Lucens, la Omas ha prodotto cose egregie, che le sono valse il prestigio che il mondo intero gli ha riconosciuto. Successivamente la casa bolognese ha vivacchiato cullandosi un pò sugli allori, sino a quando dagli anni '80 in poi ha iniziato un inarrestabile declino, producendo penne di scarsa qualità, a partire dal materiale costruttivo utilizzato, quella famigerata "resina vegetale" dalle non eccelse doti estetiche, ma soprattutto caratterizzata da una scarsa stabilità dimensionale: una percentuale altissima delle Omas di quel periodo hanno dato problemi non da poco: dagli anelli che si allentano fino a sfilarsi, all'accoppiamento corpo/cappuccio che s'incastra più che avvitarsi, fino alla rottura della guida dello stantuffo che, troppo risicata nelle dimensioni, si rompeva quando per i problemi del materiale il meccanismo si induriva e sforzava. In compenso però le penne della Omas costavano assai care, quanto quelle della concorrenza più prestigiosa, se non di più. Nonostante ciò a Bologna non hanno mai ritenuto di cambiare materiale e continuando a proporre i suoi prodotti come fossero elitari, non perdendo occasione per sventolare il blasone di famiglia, sempre meso sorretto da argomenti concreti.
Le bellissime stilografiche della serie "Arte Italiana" del 1992 realizzate in celluloide, erano sicuramente buoni prodotti ma costavano un vero sproposito e comunque anche queste non si sono dimostrate esenti da difetti (chiedere ai possessori del modello in celluloide blu marmorizzato).
A mio avviso il "canto del cigno" della Omas è stata la 360: una penna diversa, coraggiosa, che magari non a tutti è piaciuta ma che ha avuto una buona qualità costruttiva ed una precisa identità che l'ha resa inconfondibile tra le altre penne.
I passaggi di proprietà dell'azienda non hanno purtroppo portato alcunché di positivo e di mano in mano è stato un successivo raschiare sempre di più il fondo della pentola, sino al triste epilogo con l'ultimo acquirente al quale evidentemente interessava solo la proprietà del marchio e si è sbarazzato della storica fabbrica.
E' chiaro che ormai i tempi per le stilografiche non sono più quelli della prosperità, però non sono nemmeno pochissimi i produttori che riescono comunque a sopravvivere; certo che non ci si può permettere di sbagliare e soprattutto perseverare negli errori nella convinzione che la nobiltà di stirpe possa far sentire soddisfatto ed orgoglioso anche chi ha acquistato a caro prezzo un prodotto pieno di difetti.