Posto che i cataloghi e la corrispondenza su carta intestata delle ditte che producevano/vendevano penne, non la pubblicità riprodotta sui giornali, è materiale molto raro ed in ogni caso ben più difficile da reperire della penna che vi è riprodotta, non capisco questo dispendio di energie su un concetto basilare del tutto personale che estremizzando si può riassumere: io avrei speso quei soldi per il catalogo, io no.
Sono opinioni personali condivisibili o no. Punto.
Se invece l’argomento si sposta sulla diffusione della conoscenza a mezzo della carta stampata, beh signori, i libri si comprano o si “piratano” da internet quando disponibili, o si chiedono in prestito a chi li ha, se disponibile a privarsene, ma sia ben chiaro che non è obbligato a farlo.
L’esempio di Bill Gates e del codice diffuso a scopo filantropico o di immagine, non ha alcun rilievo in quanto se io avessi anche un solo decimo del suo denaro avrei messo in rete tutti i cataloghi di Uhlmann anche pre 1910, ma non li ho, poi se lui li vorrà comprare a fini divulgativi, ben venga.
Giusto il pensiero di Letizia sulla bellezza dell’originale, magari con le penne interamente rifinite in vernice oro in rilievo, colori che nessuna copia per quanto accurata può rendere. Ho comprato diversi cataloghi Marinai, Calderoni Buzzacchi etc.in cui erano riprodotte penne solo in una o due pagine, ma mi hanno consentito di dire con certezza che quella stilo era prodotta nell’anno….. dato che per qualcuno potrà essere importante per altri no.
Concludo riproponendo quanto detto precedentemente, il collezionare penne è per voi un fine o un mezzo? Ci si deve dare una risposta secca, senza voli pindarici.
Voglio avere tutte le stilo Ancora che trovo anche a caro prezzo seppur doppie (non me ne voglia ambros, è solo un esempio), oppure vorrei anche riuscire a ordinarle temporalmente e catalogarle utilizzando dati obbiettivi? fatto che inoltre mi consente di accrescere le mie conoscenze e discuter con gli altri utilizzando elementi di fatto, non per sentito dire o letto chissà dove.
Riprendendo infine il pensiero di Letizia e la sua esperienza, propongo di creare una “banca cataloghi e pubblicità di penne di Pennamania” a disposizione degli iscritti che ne fanno richiesta; il tutto da inviare in copia cartacea (non file) con recupero di spese.