Autore Topic: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI  (Letto 10317 volte)

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Online Giuseppe Tubi

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #15 il: Aprile 25, 2011, 16:47:38 pm »
Ritorno su questo discorso che mi sta molto a cuore perché da italiano mi dispiace moltissimo vedere che i penshow italiani sono almeno secondo me l'ultima ruota del carro e non fanno particolarmente bella figura se paragonati al resto degli eventi europei.
Proprio un paio di giorni fa ho messo online sul portale il resoconto peraltro molto personale di ciò che è stato il penshow di Roma e riporto qui una frase dell'articolo:

"In conclusione, una giornata gradevole, un evento da scrivere negli annali dei Penshow italiani e la soddisfazione visibile sui volti dei collezionisti.
 
Tutto questo a dimostrazione del fatto che se si realizzano eventi pensati con coscienza,  gradevoli alla vista e allo spirito, la risposta dei collezionisti e dei partecipanti anche in Italia può essere di alto livello come nei più blasonati Penshow europei.

Che questa sia la prova del nove che i Penshow italiani quali Milano, Firenze e Bologna debbano essere ripensati profondamente? A voi la risposta."


Una visone troppo personale ed ottimistica oppure corrispondente alla realtà dell'evento? esprimete le vostre opinioni.

 :set2010001:

Provo a dire la mia sull'argomento, che credo sia una delle facce di un problema più generale.
Ormai sono tanti anni che colleziono e m'interesso di penne ed ho vissuto una fase di espansione di questo tipo di collezionismo, alla quale è seguita e sta perdurando una fase di contrazione. Nella fase di espansione fiorivano i pen show, che ora sono quasi scomparsi.
Perché?
A mio avviso perché manca il ricambio generazionale, specialmente dei giovani, scoraggiato da un mercato dove sempre più ristrette sono le categorie delle penne ricercate, che raggiungono quotazioni stratosferiche, a dispetto di altre, sempre più snobbate.
Le case costruttrici, anche loro, fanno del loro meglio per scoraggiare i nuovi potenziali adepti: pensiamo alla Montblanc, che sforna in continuazione serie limitate dal costo di migliaia di euro. Quale può essere il messaggio ad uno studente squattrinato o ad un giovane con un impiego precario, se non quello: "la vedi questa penna? Bella vero? Bene, tu non la potrai mai avere. E neppure quella che uscirà tra due mesi. E men che meno quelle uscite in passato. Mettiti pure l'anima in pace.
Scoraggiante. Come scoraggiante è vedere una banale Omas degli anni '60 quotata diverse centinaia di euro, un'Ancora junior costare l'equivalente di una mensilità da precario. Serve una passione veramente grande per collezionare penne che i collezionisti "grandi" snobbano. Chi lo fa ha tutta la mia simpatia ed ammirazione.
Il giocattolo l'ha rotto chi ha iniziato ad essere disponibile ad aprire il portafogli senza remore, innescando gli spietati meccanismi della legge della domanda e dell'offerta in un mercato senza freni, dove quando uno si ferma di fronte ad un prezzo ritenuto esagerato, c'è pronto qualcun'altro che ha posto il suo limite un pò più avanti. Se per reddito o per morale fa poca differenza.
Era inevitabile che finisse così, credo che la strada sia la stessa già percorsa da altri generi di collezionismo.
La logica conseguenza è quella che ai Pen show, ne bastano pochissimi, lo stesso ristretto giro di collezionisti si compri e si venda le penne tra di loro.
A scanso equivoci, non intendo ergermi a moralista, essendo in buona sostanza ingranaggio del meccanismo.
Era inevitabile che finisse così.

Online turin-pens

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #16 il: Aprile 26, 2011, 00:01:03 am »
Io invece penso che la causa della morte dei penshow italiani sia più complessa e legata ad una serie di cause le quali in parte sono imputabili ai collezionisti della "vecchia" generazione.
Una delle cause principali ritengo ci sia stata attuata (vuoi per volontà o per mancanza di saper vedere in la nel tempo) da parte dei collezionisti delle vecchia generazione una deformazione storico/economica molto violenta che ha portato (anche attraverso la scrittura di alcuni libri) ad un'eccessiva valutazione di alcuni marchi (valutazione basata sul nulla o poco più) e a tutti quelli che sono attribuiti alla loro sfera produttiva.
Allo stesso tempo c'è stata una denigrazione costante spero involontaria di altri marchi i quali al pubblico sono stati presentati come non degni di essere collezionati.
Così facendo però nel giro di poco tempo il giocattolo si è rotto, poiché il rinnovo generazionale (il quale per forza di cose inizia dal basso) è venuto meno.
Allo stesso tempo, ai collezionisti/divulgatori/commercianti della vecchia generazione è mancata la capacità di affabulare e coinvolgere gente fresca e giovane alla crescita di questo mondo perché nella realtà, erano e sono ancora oggi più interessati a promuovere la propria immagine di portatori di una realtà assoluta, unica, come se fossero unti dal signore.
Questo ha poi messo in moto vuoi come conseguenza involontaria o per comodità della "vecchia guardia" una situazione per cui si "colleziona" non in base a canoni estetici, storici, culturali o affettivi ma semplicemente per questioni speculative per cui una penna è appetibile soltanto se porta tale nome perché un domani la posso rivendere ad un prezzo molto alto altrimenti via tutto nel cassonetto dell'immondizia.
Questo ha ulteriormente allontanato i collezionisti sia dalle penne che dai penshow.

Ora la cosa migliore sarebbe fare pubblica ammenda ammettendo gli errori del passato perpetrati fino ad ora, ammettere che molte cose sono da riscrivere, che le informazioni raccolte nel corso degli ultimi anni hanno ampliato la visione generale e da qui ripartire tutti insieme per costruire un nuovo collezionismo più sano, più giusto e più giovane.

Il penshow di Roma è a mio modesto parere la dimostrazione che se le cose si fanno per bene e con passione i risultati arrivano.

Questa ovviamente è la mia personale visone e opinione per cui non per forza dev'essere condivisibile però mi piacerebbe sapere cosa ne pensano tutti i partecipanti al forum.

 :set2010002:

Online Giuseppe Tubi

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #17 il: Aprile 26, 2011, 21:26:55 pm »
Io invece penso che la causa della morte dei penshow italiani sia più complessa e legata ad una serie di cause le quali in parte sono imputabili ai collezionisti della "vecchia" generazione.
Una delle cause principali ritengo ci sia stata attuata (vuoi per volontà o per mancanza di saper vedere in la nel tempo) da parte dei collezionisti delle vecchia generazione una deformazione storico/economica molto violenta che ha portato (anche attraverso la scrittura di alcuni libri) ad un'eccessiva valutazione di alcuni marchi (valutazione basata sul nulla o poco più) e a tutti quelli che sono attribuiti alla loro sfera produttiva.
Allo stesso tempo c'è stata una denigrazione costante spero involontaria di altri marchi i quali al pubblico sono stati presentati come non degni di essere collezionati.
Così facendo però nel giro di poco tempo il giocattolo si è rotto, poiché il rinnovo generazionale (il quale per forza di cose inizia dal basso) è venuto meno.
Allo stesso tempo, ai collezionisti/divulgatori/commercianti della vecchia generazione è mancata la capacità di affabulare e coinvolgere gente fresca e giovane alla crescita di questo mondo perché nella realtà, erano e sono ancora oggi più interessati a promuovere la propria immagine di portatori di una realtà assoluta, unica, come se fossero unti dal signore.
Questo ha poi messo in moto vuoi come conseguenza involontaria o per comodità della "vecchia guardia" una situazione per cui si "colleziona" non in base a canoni estetici, storici, culturali o affettivi ma semplicemente per questioni speculative per cui una penna è appetibile soltanto se porta tale nome perché un domani la posso rivendere ad un prezzo molto alto altrimenti via tutto nel cassonetto dell'immondizia.
Questo ha ulteriormente allontanato i collezionisti sia dalle penne che dai penshow.

Ora la cosa migliore sarebbe fare pubblica ammenda ammettendo gli errori del passato perpetrati fino ad ora, ammettere che molte cose sono da riscrivere, che le informazioni raccolte nel corso degli ultimi anni hanno ampliato la visione generale e da qui ripartire tutti insieme per costruire un nuovo collezionismo più sano, più giusto e più giovane.

Il penshow di Roma è a mio modesto parere la dimostrazione che se le cose si fanno per bene e con passione i risultati arrivano.

Questa ovviamente è la mia personale visone e opinione per cui non per forza dev'essere condivisibile però mi piacerebbe sapere cosa ne pensano tutti i partecipanti al forum.

 :set2010002:

Sì, condivido quello che hai scritto e capisco perfettamente a quali libri e quali marchi ti riferisci anche se, signorilmente, non ne hai fatto i nomi.
Il libro, che resta tutt'ora forse il più bello per le fotografie pubblicate, riportava delle valutazioni che, dopo l'euro e dieci e più anni passati sono a tutt'oggi esagerati per il marchio "pompato", mentre per altre marche erano quasi altrettanto sballati per difetto.
Quello che hai evidenziato è comunque, mi pare, un'analisi che offre una spiegazione dell'esplosione delle quotazioni che, in ultima analisi, è ciò che scoraggia il ricambio generazionale.
Non metto in dubbio e sono lieto che il Pen show di Roma abbia avuto successo, cosa in parte spiegabile anche con la rarità di questi eventi. Quello che non so - e che sarebbe davvero un segnale importante - se, oltre ai "soliti" collezionisti, c'erano anche dei semplici curiosi, come mi è capitato di vedere, e forse erano la maggior parte del pubblico,  in tutti i Pen show che ho frequentato tanti anni addietro a Milano, Firenze, Genova, Bologna, eccetera.
 

Offline rembrandt54

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #18 il: Aprile 26, 2011, 22:13:01 pm »
Proviamo ad andare per gradi:iniziamo prima a ragionare come utilizzatori/Clienti e dire cosa vorremmo vedere/fare durante un Pen Show e poi dopo proviamo e metterci nei panni di uno/o più Organizzatori che, sentito cosa vogliono i Clienti, provano a metterlo in pratica. In sintesi, facciamo una bella indagine di customer satosfaction e poi dopo un business plan del Progetto.

Allora, come fruitore di un Pen Show a me piacerebbe che:
1. ci fossero tanti tavoli di venditori, possibilmente anche esteri, con penne di tutti i tipi e per tutte le tasche
2. ci fosse uno spazio libero, o che costa poco, dove due clienti/collezionisti possono sedersi, bere un caffè e magari scambiarsi/vendere o anche solo guardarele loro penne, al di fuori quindi del circuito del Pen Show (in questo caso il bravo Tom ha già colto questa richiesta per il suo Pen Show a Roma. COMPLIMENTI!!!!)
3. ci fosse qualche momento dedicato alla illustrazione e spiegazione di come si riparano le penne: cose semplici che tutti possono fare da se come cambiare un sacchetto, pulire una penna, cambiare un pennino etc.etc. Credo che per chi organizza questi momenti, sia anche un investimento su se stesso per poi provvedere invece a restauri o riparazioni più complesse
4. ci fosse anche il modo di fare cultura magari organizzando una mini mostra di pezzi storici e rari evidenziando le caratteristiche principali di ogni pezzo
5. ci fosse la presenza delle principali Ditte Italiane (anche estere) che magari presentano le novità del momento
6. ci fosse anche la presenza di altri collezionsti di altri settori che forse si sposano bene con le penne: orologi, accendini, calamai e cannucce, materiale cartaceo, manoscritti, libri antichi, cartoline e poster pubblicitari....
7.........


Proviamo veramente prima a metterci nei panni di un CLIENTE e poi dopo, vediamo se la cosa è fattibile da organizzare o far organizzare.

 :set2010002:





Condivido in pieno!!
La mia prima esperienza con un Pen Show è stata Roma (città in cui vivo) e quello che secondo me manca, è un modo per ...coinvolgere i neofiti, cioè quelli che non sono del giro.
Voglio dire che è la stessa cosa che si nota nel forum e che è inevitabile in tutti i "circoli": si crea un gruppo che rischia di tenere "alla larga" i novellini che , avendo poca esperienza , hanno il timore di essere "fregati" negli acquisti.
Per cui ben venga un angolo dedicato a loro.
Poi volevo segnalarvi che nel mondo del tiro al piattello (disciplina di cui sono appassionato da 40 anni), in occasione di gare importanti , le marche più famose, come la Beretta, mettono a disposizione un camper attrezzato per la riparazione delle armi o più semplicemente per la loro"messa a punto".

spero di essere stato utile

stefano

Offline f.hawks

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #19 il: Aprile 26, 2011, 22:27:54 pm »
Ignazio, io ho ricominciato da ottobre: Milano, Bologna e nel 2011  Roma e Firenze. A Roma c'era veramente il "mondo", sarà stato per la pubblicità fatta all'evento, la presenza di personaggi internazionali, la centralità del sito... ti posso assicurare che c'erano famiglie con bambini al seguito incuriositi da tutto quello che vedevano ed ovviamente molti stranieri richiamati dal bel cartello all'ingresso. Sono stati trattati pezzi da diverse centinaia di euro, ma qualcuno (me compreso) è rimasto soddisfatto anche con penne "minori", ho visto Tom (non perchè lo spiavo ma perchè ero spesso a cazzeggiare con Mr.P) vendere anche penne a sfera senza ritegno..... Io non mi pongo tanti problemi in queste occasioni, spesso ho già trattato in precedenza con "loschi" personaggi che bazzicano questo forum e mi limito a ritirare e saldare e/o scambiare, ma a Roma ho trovato e visto tante cosette interessanti a prezzi ragionevoli.
Per quanto riguarda Milano-Bologna-Firenze il discorso è decisamente diverso: il fatto che la mattina l'ingresso è riservato ai soci acps secondo me è limitativo, al momento dell'apertuta al pubblico l'afflusso è veramente basso, quanto meno è stato così a MI e BO, dall'ultimo me ne sono andato dopo le 14,00. Il fatto che il ritrovo è sempre in un hotel, se da una parte logisticamente è utile, secondo me frena poi l'arrivo di altre persone.
Poi da compratore potenziale non capisco una cosa: una penna che a Milano era venduta a 100 perchè a due o più penshow di distanza (ci metto anche trieste ed eventuali presenze all'estero), rimasta invenduta viene riproposta a 130? Capisco il ragionamento "la penna è mia e se non mi date quello che chiedo ci gioco io", però così uno è certo di portare le penne a fare un giro anzichè tentare di venderle.....

Online turin-pens

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #20 il: Aprile 26, 2011, 22:29:04 pm »
Citazione

Sì, condivido quello che hai scritto e capisco perfettamente a quali libri e quali marchi ti riferisci anche se, signorilmente, non ne hai fatto i nomi.
Il libro, che resta tutt'ora forse il più bello per le fotografie pubblicate, riportava delle valutazioni che, dopo l'euro e dieci e più anni passati sono a tutt'oggi esagerati per il marchio "pompato", mentre per altre marche erano quasi altrettanto sballati per difetto.
Quello che hai evidenziato è comunque, mi pare, un'analisi che offre una spiegazione dell'esplosione delle quotazioni che, in ultima analisi, è ciò che scoraggia il ricambio generazionale.
Non metto in dubbio e sono lieto che il Pen show di Roma abbia avuto successo, cosa in parte spiegabile anche con la rarità di questi eventi. Quello che non so - e che sarebbe davvero un segnale importante - se, oltre ai "soliti" collezionisti, c'erano anche dei semplici curiosi, come mi è capitato di vedere, e forse erano la maggior parte del pubblico,  in tutti i Pen show che ho frequentato tanti anni addietro a Milano, Firenze, Genova, Bologna, eccetera.
 

Il penshow di Roma è stato un gran bell'evento e come ho scritto nel resoconto che ho pubblicato online nel portale è almeno secondo me l'unico evento organizzato in Italia a cui può essere attribuito il nome di penshow. Non solo ma per la prima volta ho visto i collezionisti/espositori terminare l'evento col sorriso e con un'espressione di gioia indipendentemente dalle vendite/acquisti fatti.
Oltre a questo, la partecipazione di persone esterne o totalmente aliene a questo mondo è stato notevole e continuo per tutta la durata del penshow.
Questi secondo me sono segnali importanti, magari piccoli ma importanti e su questi piccoli germogli investire.
Ma qui invece, tutti pensano a coltivare soltanto il proprio orticello pagandone poi le conseguenze che come possiamo vedere, sono sotto gli occhi di tutti.

Offline fabbale

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #21 il: Aprile 27, 2011, 09:37:57 am »
Una delle cause principali ritengo ci sia stata attuata (vuoi per volontà o per mancanza di saper vedere in la nel tempo) da parte dei collezionisti delle vecchia generazione una deformazione storico/economica molto violenta che ha portato (anche attraverso la scrittura di alcuni libri) ad un'eccessiva valutazione di alcuni marchi (valutazione basata sul nulla o poco più) e a tutti quelli che sono attribuiti alla loro sfera produttiva.
Allo stesso tempo c'è stata una denigrazione costante spero involontaria di altri marchi i quali al pubblico sono stati presentati come non degni di essere collezionati.
Così facendo però nel giro di poco tempo il giocattolo si è rotto, poiché il rinnovo generazionale (il quale per forza di cose inizia dal basso) è venuto meno.
Allo stesso tempo, ai collezionisti/divulgatori/commercianti della vecchia generazione è mancata la capacità di affabulare e coinvolgere gente fresca e giovane alla crescita di questo mondo perché nella realtà, erano e sono ancora oggi più interessati a promuovere la propria immagine di portatori di una realtà assoluta, unica, come se fossero unti dal signore.
Questo ha poi messo in moto vuoi come conseguenza involontaria o per comodità della "vecchia guardia" una situazione per cui si "colleziona" non in base a canoni estetici, storici, culturali o affettivi ma semplicemente per questioni speculative per cui una penna è appetibile soltanto se porta tale nome perché un domani la posso rivendere ad un prezzo molto alto altrimenti via tutto nel cassonetto dell'immondizia.

RICCARDO, CONCORDO IN PIENO SONO ANNI CHE LO DICO; QUESTO MECCANISMO TEMPO FA MI FECE ALLONTANARE DAL MONDO DEL VINTAGE MADE IN ITALY INDIRIZZANDOMI VERSO LE PENNE STRANIERE. OGGI GRAZIE A PENNAMANIA E A QUALCHE AMICO TROVATO/RITROVATO HO NUOVAMENTE RIPRESO A COLLEZIONARE PENNE ITALIANE.
IL CLIMA E’ CAMBIATO ANCHE SE C’E’ MOLTO DA FARE; SE VOGLIAMO CAMBIARE GENERAZIONE, STA A NOI FARLO….


Voglio dire che è la stessa cosa che si nota nel forum e che è inevitabile in tutti i "circoli": si crea un gruppo che rischia di tenere "alla larga" i novellini che , avendo poca esperienza , hanno il timore di essere "fregati" negli acquisti.

STEFANO E’ VERO QUELLO CHE DICI, C’E’ SEMPRE QUESTO RISCHIO QUANDO SI CREA UN “CLUB”…PERO’ CREDO CHE IN QUESTO FORUM DOVE SI POSSONO VEDERE COSE MAI VISTI NEMMENO NEI “TESTI SACRI”, NESSUNO DI NOI “SE LA TIRA”.
IO PER ESEMPIO HO PUBBLICATO QUASI TUTTA LA MIA COLLEZIONE DI PENNE (PER CONDIVEDERE CON ALTRI QUELLO CHE IN QUESTI ANNI HO RACCOLTO), QUANDO INVECE SAI CHE PER ANTONOMASIA, IL COLLEZIONISTA DI SOLITO E’ MOLTO RESTIO A FAR VEDERE I SUOI “GIOIELLI”. ALTRI AMICI DEL FORUM HANNO FATTO UGUALE, ALTRI DANNO PREZIOSI CONSIGLI E PARERI…INSOMMA COME HO GIA’ DETTO IN ALTRE CIRCOSTANZE, STA ANCHE UN PO’ AL SINGOLO INDIVIDUO PARTECIPARE, ANCHE SE NON HA NEMMENO UNA PENNA.
SE UNO PUBBLICA UNA PENNA SIA RARA CHE DI SCARSO VALORE, TROVERA’ SEMPRE ESTIMATORI, DENIGRATORI, BUONTEMPONI “BATTUTISTI” E VIA DICENDO, MA PARTECIPA, ENTRA NEL GRUPPO.
SE UNO STA “DIETRO LE QUINTE” E LEGGE I POSTS E’ UNA SCELTA, MA E’ DIFFICILE CHE ENTRI POI IN CONTATTO CON I “MATTI” CHE ANIMANO QUESTO FORUM.


Poi da compratore potenziale non capisco una cosa: una penna che a Milano era venduta a 100 perchè a due o più penshow di distanza (ci metto anche trieste ed eventuali presenze all'estero), rimasta invenduta viene riproposta a 130? Capisco il ragionamento "la penna è mia e se non mi date quello che chiedo ci gioco io", però così uno è certo di portare le penne a fare un giro anzichè tentare di venderle.....
QUOTO TUTTO IL FALQUETTO PENSIERO IN QUANTO MEMBRO DEL GRANDUCATO DI TOSCANA E MI SOFFERMO SU QUESTO ULTIMO PERIODO; LAVORANDO NEL MONDO DEL MARKETING DA PIU’ DI 20 ANNI, OFFRO CONSULENZE GRATIS AI VENDITORI SU POLITICHE COMMERCIALI E DI FIDELIZZAZIONE CLIENTI PERCHE’ QUELLO CHE DICE IL FALCHETTO E’ VERAMENTE L’ANTITESI DEL COMMERCIO.
E’ VERO CHE CERTE REGOLE NEL MONDO DEL COLLEZIONISMO NON ESISTONO, PERO’ E’ ANCHE VERO CHE QUESTA GENTE VIENE AI PEN SHOW PER VENDERE E NON PER FAR VEDERE LE PROPRIE PENNE.

Online Giuseppe Tubi

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #22 il: Aprile 27, 2011, 18:05:52 pm »


Mi piacerebbe molto che su questo argomento esprimesse il suo parere Pupa, che è giovane e che, se non sbaglio, si è auto-definita "squattrinata" o qualcosa di simile (al giorno d'oggi purtroppo un binomio di condizioni quasi imprescindibile...)

Offline Ambros

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #23 il: Aprile 27, 2011, 18:59:26 pm »
....il problema deriva sempre dal denaro....

Il Collezionista con la C maiuscola, a mio avviso, è colui che colleziona con passione
materiale che NON vale un tubo, per il puro piacere di scoprire, catalogare, restaurare................

Purtroppo, in giro non c'è ne sono......

Io colleziono da sempre.

Colleziono una vastità assurda di oggetti, e le penne non sono certamente
in posizione privilegiata rispetto ad altri campi nei quali mi diletto.

Quindi ho il "polso" anche di altre branche del collezionismo;
orbene, in tutti i settori che mi interessano, i discorsi che sento
sono del tutto analoghi a quelli che stiamo facendo in questo topic:
.....i vecchi collezionisti......manca il ricambio generazionale......la speculazione.....
.....le rarità che si "creano" ad uso e consumo dei commercianti furbi......
.....il settore è troppo "di nicchia"......non si riesce a coinvolgere i giovani......
.....i prezzi lievitano anche in mancanza di richieste....

Alla base di tutto c'è solo il denaro!
il 90% di quelli che si professano collezionisti non lo sono veramente:
tutti alla ricerca del pezzo "che vale", e comunque sempre un occhio alle valutazioni!

Un discorso a parte va fatto per i Pen Show:
io no so come funzionino all'estero, ma quelli italici sono poca cosa...

Roma è stato bello ed interessante. Ma perché?
Perché era organizzato al centro di una grande città, all'aperto e non in albergo,
in una bella cornice a 200 metri da piazza di Spagna, e nessuno chiedeva ai visitatori di tesserarsi all'ingresso!

Offline alfredop

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #24 il: Aprile 27, 2011, 20:16:03 pm »
....il problema deriva sempre dal denaro....

Il Collezionista con la C maiuscola, a mio avviso, è colui che colleziona con passione
materiale che NON vale un tubo, per il puro piacere di scoprire, catalogare, restaurare................

Purtroppo, in giro non c'è ne sono......

Io colleziono da sempre.

Colleziono una vastità assurda di oggetti, e le penne non sono certamente
in posizione privilegiata rispetto ad altri campi nei quali mi diletto.

Quindi ho il "polso" anche di altre branche del collezionismo;
orbene, in tutti i settori che mi interessano, i discorsi che sento
sono del tutto analoghi a quelli che stiamo facendo in questo topic:
.....i vecchi collezionisti......manca il ricambio generazionale......la speculazione.....
.....le rarità che si "creano" ad uso e consumo dei commercianti furbi......
.....il settore è troppo "di nicchia"......non si riesce a coinvolgere i giovani......
.....i prezzi lievitano anche in mancanza di richieste....

Alla base di tutto c'è solo il denaro!
il 90% di quelli che si professano collezionisti non lo sono veramente:
tutti alla ricerca del pezzo "che vale", e comunque sempre un occhio alle valutazioni!

Un discorso a parte va fatto per i Pen Show:
io no so come funzionino all'estero, ma quelli italici sono poca cosa...

Roma è stato bello ed interessante. Ma perché?
Perché era organizzato al centro di una grande città, all'aperto e non in albergo,
in una bella cornice a 200 metri da piazza di Spagna, e nessuno chiedeva ai visitatori di tesserarsi all'ingresso!

Quoto tutto, soprattutto l'ultimo periodo.

Alfredo

Offline roberto v

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #25 il: Aprile 27, 2011, 22:39:36 pm »
Certo che parlare di "ingresso libero" a partire dal pomeriggio quando poi alle 13.00 la maggior parte degli espositori se la filano tutti... è ancora più controproducente!

Se il problema è solo di carattere fiscale, basterebbe far "pagare" l'entrata (o l'associazione) 1 Euro, magari offrendo un gadget (che potrebbe anche essere, che so, la fotocopia di un vecchio catalogo di penne) e così si salvano capra e cavoli.

Sicuramente la location in un albergo è più comoda in caso di brutto tempo (se a Roma avesse diluviato non so se il pen show sarebbe stato altrettanto piacevole) ma di contro non invoglia certo il pubblico occasionale ad entrare a vedere - specie se non è ben pubblicizzato all'esterno.

Comunque, aggiungo una piccola nota: pare che anche i venditori d'oltreoceano abbiano la stessa abitudine di sparare cifre esagerate quando pensano che l'acquirente sia ignaro. Per una sia pur molto rara Eversharp mi son sentito chiedere 2500 Eurini, quando un altro affidabile venditore offre la sorella gemella sul suo sito a 1500 dollari...

Online Giuseppe Tubi

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #26 il: Aprile 28, 2011, 12:07:53 pm »
....il problema deriva sempre dal denaro....

Il Collezionista con la C maiuscola, a mio avviso, è colui che colleziona con passione
materiale che NON vale un tubo, per il puro piacere di scoprire, catalogare, restaurare................

Purtroppo, in giro non c'è ne sono......

Io colleziono da sempre.

Colleziono una vastità assurda di oggetti, e le penne non sono certamente
in posizione privilegiata rispetto ad altri campi nei quali mi diletto.

Quindi ho il "polso" anche di altre branche del collezionismo;
orbene, in tutti i settori che mi interessano, i discorsi che sento
sono del tutto analoghi a quelli che stiamo facendo in questo topic:
.....i vecchi collezionisti......manca il ricambio generazionale......la speculazione.....
.....le rarità che si "creano" ad uso e consumo dei commercianti furbi......
.....il settore è troppo "di nicchia"......non si riesce a coinvolgere i giovani......
.....i prezzi lievitano anche in mancanza di richieste....

Alla base di tutto c'è solo il denaro!
il 90% di quelli che si professano collezionisti non lo sono veramente:
tutti alla ricerca del pezzo "che vale", e comunque sempre un occhio alle valutazioni!

Un discorso a parte va fatto per i Pen Show:
io no so come funzionino all'estero, ma quelli italici sono poca cosa...

Roma è stato bello ed interessante. Ma perché?
Perché era organizzato al centro di una grande città, all'aperto e non in albergo,
in una bella cornice a 200 metri da piazza di Spagna, e nessuno chiedeva ai visitatori di tesserarsi all'ingresso!

Quoto tutto, soprattutto l'ultimo periodo.

Alfredo

Quoto, quoto, quoto! Hai ragione da vendere.
Cito un esempio: un amico, purtroppo scomparso, diversi anni fa si era "inventato" una sua collezione: raccoglieva le torce a dinamo. Quelle che ora fabbricano i cinesi utilizzando i led, avevano un'insospettabile diffusione negli anni della seconda guerra, e ne aveva raccolto una quantità incredibile: in Italia ne venivano fabbricati decine di tipi, in allumino od in bakelite, tantissime altre venivano prodotte in Francia, altre ancora in Svizzera, ma anche in Germania, Inghilterra, nell'Est Europa ed in America.
Chi le vendeva le quotava "a sentimento" e spesso si contentava di pochi soldi, mancandone una vera e propria richiesta. Ancora oggi, malgrado internet, la situazione non è molto cambiata; però c'è una fondamentale discriminante: basta che il venditore le proponga (realtà o fantasia che sia) come "torcia in dotazione all'esercito xy" che lo stesso identico oggetto, da "cane sciolto" qual'era, entri nel dominio del "militaria". Ciò è sufficiente a far sì che quotazioni come per magia schizzano alle stelle!   

Offline Wallygator

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #27 il: Aprile 28, 2011, 12:33:43 pm »
Parafrasando gli Abba: "money,money...always funny is the rich man's world" :set2010021:

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #28 il: Aprile 28, 2011, 12:33:50 pm »
Io sono dell'idea che un minimo di commercio "se fatto bene" contribuisce in senso positivo al mondo del collezionismo, indipendentemente da ciò che si colleziona.
Non dimentichiamoci che la parte economica tanta o poca che sia, comunque sia gratifica sia il compratore che il venditore.
Ovviamente come scritto sopra deve tutto avvenire in modo cristallino e che la compra-vendita mette anche in moto un micromondo che spesso ci rende la vita più facile nel trovare questo o quell'oggetto.
Or invece tornando al tema portante del topic secondo me bisogna sottolineare alcune cose. Prima di tutto se è vero che ad un penshow è possibile trovare lo stesso modello di penna a prezzi differenti a pochi banchi di distanza è altrettanto vero che nessuno ci obbliga a comprare e che tutti siamo abbastanza smaliziati da capire quale delle due è più o meno in ordine.
E' anche vero che esiste sempre lo spirito di contrattazione e che questo almeno secondo me fa parte del mondo dei penshow.

Il problema maggiore, lo può incontrare chi essendo privo di esperienza ma pieno di passione e magari qualche soldino possa fare in buona fede degli acquisti che poi potrebbero risultare delle "sole" di prima categoria.
Sono dell'idea che in questo caso, sarebbe utile se nei penshow fosse istituita una sorta di tutore che accompagnando i novizi fosse in grado di spiegare e far notare le differenze tra una penna e l'altra e tra un buon acquisto ed uno negativo.
D'altronde è la stessa cosa che nel forum mi sono prefissato di ottenere con la sezione penne su ebay, aperta apposta per segnalare a chi è agli inizi cosa è interessante e a quale prezzo.
Ora mi pare che almeno in parte questo è stato raggiunto e ottenuto.

Ovvio che pur facendo i penshow ad accesso libero, non siamo noi a introdurre e guidare i neofiti all'interno di questo mondo, essi così come sono entrati, in brevissimo tempo ne usciranno.

Condivido in oltre l'idea di Fabbale di poter avere un posto all'interno del penshow dove potersi sedere, parlare e condivide le proprie idee al di fuori del circuito commerciale tipico del penshow. Istituire una sezione tipo circolo letterario ma aperto a tutti potrebbe fare soltanto che bene.

Certo che per fare tutto questo e ottenere qualche risultato bisogna che tutti pensassero un pochino meno al proprio orticello e un pochino di più alla "comunità"

Offline rembrandt54

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Re: LA MORTE DEI PENSHOW ITALIANI
« Risposta #29 il: Aprile 28, 2011, 19:37:40 pm »
Ritorno su questo discorso che mi sta molto a cuore perché da italiano mi dispiace moltissimo vedere che i penshow italiani sono almeno secondo me l'ultima ruota del carro e non fanno particolarmente bella figura se paragonati al resto degli eventi europei.
Proprio un paio di giorni fa ho messo online sul portale il resoconto peraltro molto personale di ciò che è stato il penshow di Roma e riporto qui una frase dell'articolo:

"In conclusione, una giornata gradevole, un evento da scrivere negli annali dei Penshow italiani e la soddisfazione visibile sui volti dei collezionisti.
 
Tutto questo a dimostrazione del fatto che se si realizzano eventi pensati con coscienza,  gradevoli alla vista e allo spirito, la risposta dei collezionisti e dei partecipanti anche in Italia può essere di alto livello come nei più blasonati Penshow europei.

Che questa sia la prova del nove che i Penshow italiani quali Milano, Firenze e Bologna debbano essere ripensati profondamente? A voi la risposta."


Una visone troppo personale ed ottimistica oppure corrispondente alla realtà dell'evento? esprimete le vostre opinioni.

 :set2010001:

Provo a dire la mia sull'argomento, che credo sia una delle facce di un problema più generale.
Ormai sono tanti anni che colleziono e m'interesso di penne ed ho vissuto una fase di espansione di questo tipo di collezionismo, alla quale è seguita e sta perdurando una fase di contrazione. Nella fase di espansione fiorivano i pen show, che ora sono quasi scomparsi.
Perché?
A mio avviso perché manca il ricambio generazionale, specialmente dei giovani, scoraggiato da un mercato dove sempre più ristrette sono le categorie delle penne ricercate, che raggiungono quotazioni stratosferiche, a dispetto di altre, sempre più snobbate.
Le case costruttrici, anche loro, fanno del loro meglio per scoraggiare i nuovi potenziali adepti: pensiamo alla Montblanc, che sforna in continuazione serie limitate dal costo di migliaia di euro. Quale può essere il messaggio ad uno studente squattrinato o ad un giovane con un impiego precario, se non quello: "la vedi questa penna? Bella vero? Bene, tu non la potrai mai avere. E neppure quella che uscirà tra due mesi. E men che meno quelle uscite in passato. Mettiti pure l'anima in pace.
Scoraggiante. Come scoraggiante è vedere una banale Omas degli anni '60 quotata diverse centinaia di euro, un'Ancora junior costare l'equivalente di una mensilità da precario. Serve una passione veramente grande per collezionare penne che i collezionisti "grandi" snobbano. Chi lo fa ha tutta la mia simpatia ed ammirazione.
Il giocattolo l'ha rotto chi ha iniziato ad essere disponibile ad aprire il portafogli senza remore, innescando gli spietati meccanismi della legge della domanda e dell'offerta in un mercato senza freni, dove quando uno si ferma di fronte ad un prezzo ritenuto esagerato, c'è pronto qualcun'altro che ha posto il suo limite un pò più avanti. Se per reddito o per morale fa poca differenza.
Era inevitabile che finisse così, credo che la strada sia la stessa già percorsa da altri generi di collezionismo.
La logica conseguenza è quella che ai Pen show, ne bastano pochissimi, lo stesso ristretto giro di collezionisti si compri e si venda le penne tra di loro.
A scanso equivoci, non intendo ergermi a moralista, essendo in buona sostanza ingranaggio del meccanismo.
Era inevitabile che finisse così.
Complimenti....analisi perfetta !!!
Forse siamo noi Italiani che abbiamo questa....particolarità;
anche quando andiamo all'estero, i tedeschi prima di entrare in un ristorante, ne guardano 10, leggono i menù con i prezzi, e solo dopo scelgono!!
Noi. siccome siamo in ferie, ci importa una...seppia (come dicono in Toscana)
stefano

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