Rimedi non ne ho, ma ho ottenuto dei rallentamenti nella cristallizzazione della stilo verde, sottoponendola a brevi bagni in acqua tiepida preceduti da un abbondante lavaggio con normale sapone per le mani che è leggermente basico.
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Non avendo, ahimé, risposte e/o soluzioni, formulo qualche ulteriore considerazione e domanda a quanto scritto da Paolo.
Sembrerebbe che la cristallizzazione sia, se non generata, quantomeno accompagnata da una sorta di processo di sublimazione (passaggio dallo stato solido a quello gassoso). Se non ricordo male di recente Riccardo aveva avanzato l'interessante e verosimile ipotesi che potesse trattarsi di una separazione della canfora dalla nitocellulosa. Sicuramente della componente gassosa viene liberata e la suddetta mostra avere uno spiccato potere corrosivo: ho più volte osservato come nelle penne cristallizzate le parti metalliche risultino fortemente interessate da un'alterazione superficiale, con frequente comparsa di verderame. Neppure l'ebanite passa indenne: in alcune Lucens cristallizzate lo stantuffo interno è risultato corroso ed appiccicoso in superficie.
Sull'influenza ambientale trovo elementi contrastanti: a me si è distrutto uno stiloforo Extra lucens che stava su un ripiano in sala, libero di respirare a pieni polmoni, in un ambiente assolutamente confortevole per temperatura, umidità ecc., nonché al riparo dalla luce diretta.
E se fosse invece che questi materiali patiscono un cambio di ambiente? Che trovino una sorta d'ecquilibrio in un posto, magari anche non eccessivamente salubre, dove sono restate per anni e poi portate in un ambiente diverso si ammalorino? Sembra un'ipotesi un pò fantasiosa, ma chissà...
Altra riflessione: la cristallizzazione e le contratture e le variazioni dimensionali riscontrate nella celluloide nera che molti per anni hanno imputato a difetti di stagionatura, sono due faccie della stessa medaglia, o due fenomeni distinti?
Io sarei per la prima ipotesi; mai visto una penna nera cristallizzata né una penna trasparente o semitrasparente contratta senza essere anche fortemente cristallizzata. Se fosse così può essere che anche la cristallizzazione ha a che fare con la stagionatura oppure che la stagionatura poco c'entri anche coi fenomeni di variazioni dimensionali?
O forse ancora, è una della diverse componenti del problema.
L'ultima elucubrazione mi è venuta pensando ad altri oggetti fabbricati in celluloide: Il primo che mi è venuto in mente sono le vecchie pellicole cinematografiche e fotografiche. Sono trasparenti, eppure non ho mai sentito di pellicole divenute fragili o rigide invecchiando. Non conosco il motivo, anche se per le caratteristiche richieste potrebbe essere un materiale con una formulazione leggermente diversa o magari aditivato in funzione delle richieste caratteristiche di sottigliezza ed elevata flessibilità....