Rimanendo nell’ambito della lavorazione delle lamine destinate a rivestire le penne, semplificando il tutto per renderlo comprensibile, il disegno guilloché è ottenuto partendo da una sorta di matrice (disegno origine) con un pantografo al termine del quale viene posto l’attrezzo che incide.
Le matrice sono diverse, ma uguali per tutti, talvolta autoprodotte con disegni originali, l’abilità dell’incisore risiede nel personale tratto con cui esegue il lavoro, alcuni producono una incisione che sembra un velluto, altri una raspa.
E’ un lavoro talmente personale che si dice rappresenti, per gli addetti ai lavori, una sorta di firma di chi lo ha realizzato.
I guillochérs (mi sembra si chiamassero così) più bravi, non utilizzavano matrice, ed erano in grado di riprodurre il disegno nella proporzione voluta lavorando “ad occhio”.
Oltre che con incisioni a righe, esiste un guilloché a punti oppure con minuscoli tratti talvolta orizzontali, molto difficile da realizzare e destinato alle lamine di maggior pregio o così richieste da chi le poteva pagare. Questo lavoro a punti o tratti (mai visto su Waterman 42), lo si trova su alcune incisioni di Mazza Umberto & C. di Milano (Oakland’s pen ed altre).
Se avete sottomano il catalogo della Mostra della penna stilografica di gennaio di Milano, le uniche penne in cui si vede chiaramente questa lavorazione sono la Rexing a pag 39 e due Aurora, pag 48 e 51.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro.