Bella Ignazio, davvero...ma è di quelle che montavano le Waterman? (e qui scatta l'ossessivo che è in me!). Misura ok per una 42 1/2 V ?
Ma passiamo alla notizia tanto attesa: quello che potete usare per attaccare chimicamente l'ebanite sono i solventi alifatici. Forse per questo motivo Solido ha ottenuto qualcosa col petrolio, per i suoi tagli più leggeri ma chiaramente totalmente o quasi persi nella distillazione dato che evaporano prima.
E dove li trovate i solventi alifatici? Nella schiuma che le mogli, intossicandosi un bel po', usano per pulire i forni di casa!!! Non è infatti buona cosa respirarlo, ma se vi mettete all'aperto il misterioso prodotto che vi consiglio altri non è che il mitico FORNET!!! Anche lo stesso spray marca SIDOL, ma non credo si trovi in Italia...magari sono tutti uguali, per non sbagliare e disintegrare le penne continuiamo sulle linee già sperimentate.
Nel tempo ho affinato così la tecnica, e devo dire che sono privo di attrezzi (le spazzole di Ignazio raggiungerebbero risultati migliori dei miei!) ma la pulizia delle penne in ebanite è sempre stato il mio punto d'orgoglio:
munirsi di Fornet, una Lacoste vecchia, carta abrasiva sottilissima (1500-2000), Iosso e Vasellina liquida.
Mettere la penna in un coppino, piattino, e ricoprire di schiuma (non rovina le dorature ma se potete levare dei pezzi è meglio, tipo clip, ecc.).
Essendo un potente pulitore è ottimo per togliere residui da filettature, interno fusto, parti interne della spirale. Ma torniamo alla pulizia dallo zolfo.
Lasciate agire, ma già dopo poco godrete come picchi vedendo la schiuma che da candida si fa marrone.
Rigirate ogni tanto la penna o le varie parti in trattamento perchè le parti che poggiano siano democraticamente schiumate anch'esse. OKKIO A MANEGGIARE, E PREFERIBILMENTE CON GUANTI, PERCHE' L'OGGETTO SI FA SCIVOLOSO ASSAI: rischiate che la penna vi sgusci dalle dita.
Dopo circa 30 min, un po' di più, sciacquare sotto acqua corrente bene: se la patina era leggera basta questa saponata prima di passare alla fase 2, altrimenti rimettetela sotto schiuma..
Fase 2, ho scelto la Lacoste per il tipo di tessuto e con questa ripasso la penna sciacquata: con un lembo con su un po' di schiuma strofino la superficie e porto via lo zolfo staccato ma ancora aderente alla penna. Vedrete anche qui, benchè gran parte sia andata via, quanto marrone resta sulla Lacoste (oh, va bene pure quella falsa del marocchino!).
Sciacquare nuovamente con acqua corrente portando via il viscido che resta. Questo è il momento in cui si può fare entrare in campo la carta abrasiva sottile, ma bagnata: con una striscetta passo tutto il contorno e tolgo lo zolfo più tenace.
La strofinatura con la Lacoste e poi quella con carta 2000 bagnata non danneggia le scritte come un lavoro di carteggio che di base venga usato per fare quello che il Fornet fa più velocemente, più uniformemente, fin dentro le filettature e tra gli anelli dei cappucci...vai un po' a raggiungere questo risultato tra un anellino e l'altro solo con la carta!
A quel punto la penna è bagnata e strofinata, in particolare i segni del carteggio saranno così visibili (se ho detto che non l'uso è come ha fatto solido, e comunque solo con zolfo tenace, sul calamaio no, ad es.!) che penserete di aver danneggiato la penna irrimediabilmente: NON TEMETE!
Fase 3: Iosso a volontà, ma quando la penna è asciutta, perchè fin qui il trattamento l'ha reso momentaneamente come superficialmente...ammorbidita? Se avete spazzole rotanti come Ignazio avrete risultati migliori dei miei perchè passerete losso più uniforme, più vigorosamente, anche nelle filettature ed interstizi...
Fase 4: vasellina liquida! La passo più volte, forse non ce ne sarebbe bisogno...poi lascio la penna con la vasellina non tirata, se ho pazienza (e la sto imparando solo a 45 anni!) tutta una notte. Poi la tiro, come si faceva col lucido degli anfibi, con un fazzolettino di carta che non lasci pelucchi...et voilà!
E adesso ditemi che mi amate!!!