......Non commettiamo sempre lo stesso errore, ovvero siccome a me non piace, allora non vale nulla. Al di la del gusto personale, tutti noi dovremmo essere abbastanza onesti dal riconoscere costantemente il valore storico, tecnico e culturale che una penna possiede.
Sempre altrettanto onestamente, bisognerebbe dire che si la penna vale xxxx ma io al massimo spenderei xx, è giusto ed è di una onestà intellettuale disarmante.
Tutto verissimo, però per condizionare le scelte della gente, anche i più abili "creatori di bisogni" hanno la necessità di almeno alcune condizioni di base: se lo I-phone5 non avesse prestazioni almeno in linea con quelle dei prodotti concorrenti è ben difficile che potrebbe imporsi nelle vendite. Allo stesso modo, riferendosi agli oggetti d'epoca ed in particolare alle panne, una stilografica per essere mitizzata a mio parere ha la necessità di avere una di queste due condizioni:
- essere bella;
- essere rara.
Azzeccatissimo l'esempio di Omas e The King; trattasi in entrambi casi comunque di belle penne (ed anche abbastanza rare). L'aurea creata sul marchio bolognese fa sì che alla Omas sia riconosciuto un valore maggiore.
Analogamente una rientrante in ebanite nera nuda The King vale assai di più che un'analoga Waterman 42, che nessuno vuole perché estremamente comune. Chi compra la The King verosimilmente è consapevole di avere acquistato una penna triste in assoluto, ma ritiene di aver speso bene il suo denaro per la rarità dell'oggetto.
Tornando alla nostra Hastil, essa purtroppo paga l'assenza delle caratteristiche di cui sopra: la prima, perché malgrado sia sicuramente la più alta espressione delle penne di quello stile, fa comunque parte di una stirpe alla quale sono pochi a riconoscere pregi estetici, la seconda perché è abbastanza recente perché una buona parte degli esemplari prodotti siano stati conservati, ed inoltre, ironia della sorte, avendo conosciuto un grande successo, se ne trovano in abbondanza.
Detto questo preciso di avere la Hastil in collezione, ritenendola comunque sia una pietra miliare della produzione Aurora.
Secondo me bisogna fare alcuni distinguo ad esempio non per forza un oggetto deve essere raro, spesso è più facile giocare sulle percezioni e quindi far credere che sia raro e in questo caso molte penne non lo sono ad esempio lucens, extra lucens, novum, superna etc... sono molto più facili da reperire di quanto si possa credere il limite è soltanto quanto si è disposti a pagare.
Idem per molti orologi, di Rolex, Patek Philippe, Omega, Longines, trovi tutto quello che vuoi quando vuoi è solo una questione di prezzo.
Di conseguenza il punto 2 è facilmente aggirabile.
Il punto 1 invece è forse più discutibile in quanto la bellezza segue due pensieri differenti, il primo forse più "umano" è legato alla persona e quindi si intuisce come sia molto ondivago nel senso che ciò che per me è bello, per altri può essere brutto.
Quindi di difficile interpretazione e classificazione.
La seconda "scuola" invece tratta la bellezza come un concetto sostanzialmente matematico, dicendo che la bellezza segue una determinata formula matematica, fatta di proporzioni etc.. r che un oggetto è tanto più bello quanto più si avvicina a questa formula che tutti noi conosciamo come proporzione aurea.
Tale proporzione ha sempre accompagnato gli uomini tanto che la conoscevano già gli antichi egizi, i greci, i romani e tutte le popolazioni antiche e che poi fu ampiamente descritta anche dal Fibonacci e Leonardo da Vinci, celebre il suo Uomo Vitruviano.
L'Hastil, potrà non piacere a livello personale ma è di fatto un oggetto proporzionalmente bello, ben strutturato e che a suo modo ben sfrutta tali regole diventando suo malgrado la capostipite di uno stile ben definito.
Non a caso è esposta al MOMA di fatti le venne riconosciuto un valore ben oltre il semplice oggetto da scrittura, diventando essa stessa un'opera d'arte (parole del MOMA).
Non a caso un fotografo poliedrico e complesso come Mapplethorpe la immortalò in alcune sue fotografie.