Quando ho iniziato le elementari le biro erano rigidamente proibite. Nella mia scuola, le D'Azeglio a Livorno, c'erano i calamai nel buco del banco che venivano riempiti dai bidelli e dentro ai quali finiva di tutto, carte, carte assorbenti (da noi dette cartasuga), pezzi di gomma, ecc. Le nostre penne erano di conseguenza a pennino e le macchie si sprecavano dappertutto. Ecco perché ai ragazzini venivano regalate le stilografiche in qualche occasione un po' speciale e chi se ne serviva in classe era una specie di gagà.
Però anche le stilografiche macchiavano, e quindi alle medie fu il trionfo delle biro nelle sue varie accezioni, dalle bic a quelle multicolori, fino a quelle a molla utilizzabili come mini-catapulte, mentre tolta la cannuccia l'involucro poteva essere usato come cerbottana. Le biro erano anche buone da mangiucchiare, o meglio da sputare addosso ai compagni. Io per curiosità succhiai una cannuccia di biro e dovetti fare la lavanda gastrica.
Al liceo i più ganzini cominciarono a sfoggiare di nuovo penne stilografiche, in genere appunto Pelikan e Aurora - marchi più lussuosi si vedevano eventualmente solo in casa - e ancora di più all'università, con il dilemma (anni 70) se le stilografiche fossero di destra o di sinistra.
Comunque l'Auretta, con le sue linee semplici e moderne ma non pacchiane, fa davvero tenerezza. Come appunto una compagna di scuola (con la differenza che queste le rivedi invecchiate, come noi del resto, quella è rimasta tal quale).