Quasi certamente la maggior parte di noi non ha mai sentito parlare della Società Nebiolo e devo ammettere che se non fosse stato per un caro amico di famiglia, nemmeno io avrei mai saputo della sua esistenza.
Eppure la società Nebiolo fu come molte altre aziende nate a Torino, una grande industria famosa in tutto il mondo capace di produrre delle cose incredibili che ancora oggi fanno impallidire le più moderne tecnologie.
Partiamo dall'inizio e raccontiamo rapidamente un paio di notizie. La Nebiolo nasce a Torino all'incirca nel 1852 come fonderia di caratteri arrivando ad avere oltre 250 dipendenti e rimarrà operativa fino al 1993 quando dichiarerà fallimento cessando ogni genere di attività.
Vorrei però, al di la di ogni cenno storico, portare all'attenzione il grado di specializzazione e qualità che questa società raggiunse nel corso del tempo.
Come ho accennato, se non fosse stato per un caro amico di famiglia, anche io sarei rimasto all'oscuro delle vicende di questa fabbrica almeno fino a quando non mi venne donato un piccolissimo pezzettino di metallo imbustato.
Avete presente le bustine con cui si conservano le monete? ecco una bustina del genere con all'interno una piccolissima barretta di mettallo che misura all'incirca 25,5mm x 3,6mm 2,5mm. Insieme alla barretta di mettallo c'è un piccolo foglietto di carta con scritto Società Nebiolo Torino.
Apparentemente nulla di particolare, tra l'altro nel foglietto, c'è anche scritto l'Ave Maria ed io tra me e me ho pensato sarà qualcosa di religioso...
Questo sarebbe anche vero se non fosse che sempre nel foglietto c'è un piccolo riquadro bianco bordato di verde con una linea che mette in relazione l'Ave Maria con quanto contenuto nel riquadro.
Incuriosito chiedo all'ora che cos'è esattamente e mi viene spiegato che quello è un carattere tipografico o meglio un dimostratore tecnologico di quello che la Nebiolo era in grado di fare. Infatti l'ave maria riportato sul foglietto e nel riquadro, altro non è che quanto c'è sulla barretta di metallo ma non sul lato lungo ma ad una sua estremità larga esattamente 2,33mm x 3,38mm.
All'interno di un'area così piccola, riuscirono a mettere non soltanto il testo ma anche i margini e i bordi e il tutto perfettamente utilizzabile e leggibile.
La cosa incredibile e che oggi pur utilizzando scanner ad altissima risoluzione o macchine fotografiche digitali ad elevata densità di pixel, la riproduzione risulta impastata e priva di dettaglio quando invece nella realtà pur essendo di dimensioni infinitesimali, è nitidissimo e leggibilissimo.
Ecco il primo raffronto. L'immagine a sinistra è il foglietto originale scannerizzato a 300dpi, mentre a destra c'è il testo nel riquadro bianco bordato di verde scannerizzato a 9600dpi ottici non interpolati.
Prossimamente fotograferò in dettaglio la barretta di metallo con testo annesso.