Beh, la risposta non è difficile. Montblanc è da anni di proprietà di Richemont, una delle due maggiori (l'altra è LVMH) corporation mondiali del lusso. La politica che questi colossi seguono è di raggruppare le aziende al top in ogni settore - moda, orologi, gioielli, ecc, ed in questo caso anche le penne stilografiche. Per dire, negli orologi hanno Piaget, IWC, Jaeger e Vacheron, tutti marchi top. Quindi diciamo che tra i singoli settori c'è una trasfusione continua di soldi in un segmento, i beni di lusso, che notoriamente non conosce crisi, dove è difficile, anzi proibito, distinguere il rapporto qualità-prezzo, e che infine, soprattutto adesso, ha di fronte le praterie delle nuove potenze. Non più solo arabi dunque, ma cinesi e russi.
La Richemont lascia ad ogni singola azienda ampia autonomia anche di marketing (Montblanc per esempio ha quasi sempre negozi monomarca), alla condizione che si collochino tra i primi dieci a livello mondiale non per vendite ma per fatturato e utili, e che ovviamente remunerino di conseguenza gli azionisti. Sono anni che la casa della stellina rinuncia all'innovazione che, è giusto riconoscerlo, per molti anni l'ha contraddistinta se non altro per rigore costruttivo e anche sobrietà estetica. Eppure Montblanc copre ormai l'80 per cento del fatturato mondiale delle penne di gamma alta, e questo è ciò che conta.
Caso mai si può fare, anzi è giusto farlo, un discorso a parte riguardo al gusto degli attuali prodotti MB. Faccio un esempio: pochi giorni fa mentre ero in attesa di imbarco per Roma all'aeroporto di Londra-Heatrow ho sbirciato alcuni negozi sempre presenti in questi casi, e sempre cari. In una gioielleria mi ha fatto piacere notare il mio Jaeger Reverso, versione base e manuale, immutato dagli anni Trenta, veniva venduto a 2.900 sterline (mia moglie me lo regalò anni fa pagandolo meno di un quinto). Poco più in là c'era la boutique Montblanc con le famigerate limited edition tutte sopra le 1.500 sterline, ed i Meisterstuck oltre le mille. Tenete conto che la sterlina vale 1,3 euro.
Eppure si vendono. Evidentemente la clientela alla quale si rivolgono, il target, non siamo noi, in quanto appassionati, esperti, collezionisti. E ormai neppure molto la classe medio-alta. E' un pubblico che ama gli status symbol, fatto che si può condannare sotto molti profili, ma il mondo gira così.