Sul fatto che possano esserci delle inesattezze nei testi che ho redatto e pubblicato oltre 10 anni fa, non c'è dubbio.
Se ciò che ho scritto viene smentito dai fatti, io sono la prima a rallegrarmene.
Del resto io ho fatto un lavoro di catalogazione basato sulle conoscenze disponibili all'epoca e sulle penne che avevo avuto la possibilità di visionare. Il lavoro su Columbus è stato uno dei più complessi. La produzione è vastissima, con innumerevoli varianti e variazioni, dovute spesso e purtroppo anche alla fantasia di riparatori del passato ma anche a molti degli anni più recenti. All'epoca in cui lavorammo su Columbus (perché non avrei mai potuto fare tutto da sola, come ho detto e ripetuto più volte) non esistevano (o non erano state rese disponibili) collezioni Columbus abbastanza ampie ed articolate da permettere di comprendere tutti gli sviluppi della produzione. Le testimonianze che furono di essenziale importanza su questo marchio provenivano da Giordano Ercolessi, Giuseppe Brunori e da Amedeo D'Auria, nonché da un discendente della Famiglia Verga che fu rintracciato grazie al lavoro di ricerca dell'Avv. Lucio Solazzo.
La prima catalogazione Columbus la fece appunto Lucio Solazzo, di cui pubblicammo una serie di articoli intitolati “Columbus Story” su Stilomania. Il modello 29 militare venne affrontato nel numero 10 di Stilomania (pag. 17 per chi ce l’ha ancora). Tale penna e gamma produttiva mi era stata menzionata anche da Giordano Ercolessi e ritenni quindi che la catalogazione di Solazzo (che era il massimo a cui potessi aspirare all’epoca: parliamo del 1994) fosse più che affidabile. C’è anche una foto, che allego, che fu pubblicata su Stilomania (e poi vi chiedete perché fosse tanto difficile lavorare!), ma assolutamente impubblicabile sull’Enciclopedia.
Si vede bene che il fondello ha un rinforzo metallico e stondato, molto diverso da quello della versione civile, dove più che di un rinforzo, parlerei di una finitura … Anzi, nella penna della foto di Stilomania, la finitura metallica non c’è nemmeno, quindi sarebbe ragionevole supporre che il modello abbia avuto delle evoluzioni stilistiche.
In questo caso specifico, l' equivoco origina dall'aver catalogato il modello 29 non militare senza il rinforzo del fondello, dimenticando di specificare che tale rinforzo nel modello militare era stondato e che si è trasformato in una semplice finitura metallica nel modello civile.
Non ricordo chi possedesse quella fantomatica 29 militare, e i motivi per cui non la potei fotografare (altrimenti l'avrei messa nel libro!), ma so che se ho scritto che il modello era diverso da quello prodotto successivamente, l'ho fatto basandomi su dei dati concreti.
Non so quanti di coloro che sono appassionati di penne si rendano conto della complessità del lavoro di catalogazione. Vi inviterei a questo proposito a prendere nota del fatto che delle tre 29 in questione (quella fotografata sul libro, quella di Riccardo e quella verde) non ce n'è una uguale all'altra: le clip sono diverse e le finiture dei fondelli variano per forma e spessore. Quale delle tre deve essere presa a modello per una catalogazione? Si tratta di un'evoluzione, una variante, un intervento di riparazione? Perché una monta una clip di solito trovata sui modelli 25, una monta una clip a spadino e la terza una clip tipicamente Columbus senza incisione? Da non dimenticare che nel numero di Stilomania in questione ce n’è una quarta, con clip Columbus, fondello dalla sagoma arrotondata, senza finitura metallica … Una quinta eventuale penna e anche una sesta, che avessero le stesse caratteristiche di una di queste tre farebbe da supporto e conferma ... oppure non basterebbe lo stesso per definire le linee caratteristiche della gamma 29 e capire se arriva prima il fondello stondato senza finitura, quello con la finitura metallica, quale clip viene adottata prima e quale dopo.... Ho peccato di semplificazione. Del resto però, la stesura di un'opera enciclopedica, presuppone un'inevitabile attività di sintesi e di semplificazione, altrimenti si rischia di dover pubblicare non due ma 10 volumi...
Appuntiamoci pertanto gli errori contenuti nei testi, confutiamo ciò che è stato scritto, approfondiamo le conoscenze, analizziamo le varianti ed il materiale disponibile e, poi, troviamo qualcuno che con molta pazienza, tempo e una buona dose di umiltà e coraggio (perché ci vuole umiltà per accettare di non avere sempre ragione, ma ci vuole anche coraggio per assumersi la responsabilità di quello che si scrive e per sottoporsi al continuo giudizio altrui) riscriva il tutto.
In questo modo, forse in un paio d'anni (o anche prima, magari) potremmo tutti disporre di un testo enciclopedico più vicino alla realtà di quanto non lo siano i miei due volumi.
Buon lavoro a tutti.