Devo spezzare una lancia in favore di Dolcini: è vero che molte delle cose che ha scritto sono state successivamente confutate, smentite, chiarite, approfondite. Dubito tuttavia che il suo intento fosse quello di fare di tutta l'erba un fascio. Dolcini, come alcuni altri, del resto, ha raccolto i dati e le informazioni disponibili all'epoca, con i mezzi dell'epoca, ha confrontato penne, ha ascoltato racconti e ha formulato delle teorie. Gli articoli di Emilio li ho letti e riletti prima di sintetizzarli e inserire nell'enciclopedia il sunto di ciò che ritenevo affidabile. La causa di tanta confusione non è stato il lavoro di Emilio, che anzi, ribadisco, fa parte della seconda generazione di "divulgatori", quelli che, come me, un pizzico di dati in più li avevano scovati e potevano fare delle valutazioni un poco più articolate. I libri che hanno "segnato" la strada sono stati il libro di G.S. Germano ( ed. Calderini), il libro di Vannucchi ( ed. Be-Ma) e non ultimo, sul panorama internazionale, il grosso tomo di A. Lambrou: Fountain pens of the World. Aggiiungo che il capitolo sulla produzione Italiana della prima edizione del libro di A. Lambrou ( quello piccolo con la copertina bianca e le foto in miniatura, per intendersi)lo scrisse Gianstefano Germano, quindi in esso si trovano le stesse informazioni che ci sono state poi ri-proposte nell'opera di Germano. la stessa storiella ripetuta due volte e divulgata a livello internazionale grazie all'enorme diffusione che ebbe il libro di Lambrou. Il contributo definitivo alla mistificazione è stato però dato dal Club Internazionale della Stilografica A. Simoni con la pubblicazione del volumetto riservato ai soci ( ora non mi ricordo il titolo, ma poi ve lo trovo),con la bella copertina amaranto, all'interno del quale è riportata la storia dell'Azienda e sono illustrate una serie di bellissime penne facenti parte della collezione Malaguti. E' QUI che fu detto in maniera ufficiale, che le Nettuno, le TABO, le The King etc. etc. venivano prodotte da Omas. Il volumetto fu pubblicato mi pare nel 1992/93. Il libro di Emilio è uscito molti anni dopo. Falso e tendenzioso quanto volete, ha avuto sicuramente il merito di far imbufalire un sacco di gente, tra cui me e la cara Marina Vecchietti, ed di aver aperto la strada ad una ricerca più approfondita e attenta. Sicuramente è anche vero che coloro cha hanno scritto libri celebrativi delle proprie collezioni ( vedi Dolcini e De Ponti) avevano in animo anche una valorizzazione dei propri possessi, ciò non significa che siano criticabili a tutto tondo o che abbiano necessariamente modellato i fatti a proprio uso e consumo.