Autore Topic: Saratoga medium size  (Letto 9665 volte)

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Offline maxpen2012

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Saratoga medium size
« il: Maggio 17, 2013, 15:36:41 pm »
Ecco una Saratoga di misura media, la celluloide sembra tipicamente Omas ed
anche dal pennino si direbbe che ci abbia messo lo zampino il Sor Simoni...



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« Risposta #1 il: Maggio 18, 2013, 01:29:08 am »
La penna è bella anzi bellissima, le Saratoga sono secondo me tra le penne più belle e qualitativamente migliori dell'intero panorama produttivo italiano.
Nutro però qualche dubbio sulla celluloide Omas e sul pennino...

La celluloide ad esempio non è mai stata prodotta da Omas ne tanto meno da altre aziende come Aurora, Columbus, Montblanc etc... La celluloide come qualsiasi altro materiale sintetico era ed è ancora oggi prodotto da industrie chimiche come Mazzucchelli, Bayer, Dupont, SIC e tante altre.
Le aziende come Omas, Aurora, Montblanc e via discorrendo acquistavano il materiale grezzo (barre, lastre, tubi) per poi stoccarlo e lavorarlo per realizzare i propri modelli di penne.
I colori poi difficilmente erano realizzati e venduti esclusivamente ad una marca anzi come potrai notare anche qui sul forum, un po' tutti i colori, venature e marmorizzazioni vennero utilizzate mediamente da tutti.

I pennini Omas invece erano realizzati dalla COMIT che realizzò anche dei pennini per Aurora oltre che per Nettuno, Ercolessi e molti altri.

Tutto questo però nulla toglie alla Saratoga che è e rimane un pezzo di grandissimo pregio sia estetico che tecnico oltre che economico.

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Offline fabbale

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #2 il: Maggio 18, 2013, 13:30:18 pm »
Ecco una Saratoga di misura media, la celluloide sembra tipicamente Omas ed
anche dal pennino si direbbe che ci abbia messo lo zampino il Sor Simoni...

Bella Max...al riguardo delle produzioni o attribuzioni di penne all'Armandino, se ti vuoi divertire su questo forum ci sono diverse case-history...a me questo tipo di saratoga mi sono sempre sembrate "TABEGGIANTI"...
 :set2010021:

Offline Parcival

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #3 il: Maggio 18, 2013, 17:27:07 pm »
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Offline LetiziaJac

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #4 il: Maggio 18, 2013, 19:31:18 pm »
Non so, potrei sicuramente sbagliarmi...ma leggendo le parole di Riccardo mi sono chiesta perché certe celluloidi si trovano solo in alcuni marchi e altre invece sono più diffuse... E' vero che l'esclusiva del colore non veniva concessa, e che quindi la stessa celluloide poteva essere utilizzata da vari produttori.Ma ci sarà un motivo per cui alcuni marchi tra cui Tabo,  Omas, Nettuno, e The King... e ci metto anche Tibaldi,  hanno utilizzato la stessa celluloide mentre non se ne trova traccia nelle produzioni di altri marchi e viceversa. Ecco, ho pensato che la discriminante potrebbe essere il prezzo. Sicuramente le celluloidi non avevano lo stesso costo, alcune erano più economiche, altre più costose ( meglio stagionate, lavorazioni più complesse?)e, altrettanto sicuramente, acquistando grossi quantitativi si potevano ottenere ottimi sconti... allora, allora.... Dato che l'Armando, Il Tantini e lo Zanini si conoscevano da quando erano ragazzi, ed anche L'Eugenio era della combriccola, direi, non è che magari qualche volta si possono essere messi d'accordo ed aver comperato una grossa partita di celluloide cara e preziosa spuntando un buon prezzo e se la sono poi divisa? Troppo azzardato? Sembra meno azzardato dire ad esempio che le penne le faceva tutte uno che poi le smistava nel gruppetto?  Da quel poco che ho potuto capire del mondo delle penne del passato, i rapporti personali, di conoscenza, amicizia e collaborazione sembravano andare ben oltre la concorrenza. Stiamo parlando di un tempo e di un mondo in cui ancora l'etica aveva una valenza e in cui tutti si conoscevano di persona e avevano sviluppato, chi prima, chi dopo, in un modo o nell'altro, rapporti di collaborazione commerciale...

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« Risposta #5 il: Maggio 18, 2013, 21:23:36 pm »
Letizia sul fatto dei costi e delle possibili sinergie tra varie persone per massimizzare i costi ha fatto sicuramente centro. Io però oltre a queste considerazioni tenderei ad essere più pragmatico. È vero che quelle aziende hanno realizzato penne con la stessa celluloide ma è anche vero che erano le uniche ad avere in produzione penne trasparenti. È quindi lecito pensare che la celluloide trasparente fosse prodotta da un unica azienda specializzata e quindi obbligatoriamente tutti fossero costretti a seguire quell'unica strada.
Un esempio lampante è l'Aurora che finché non ha prodotto una penna trasparente (leggi Optima) non ha mai utilizzato quelle determinate cromie trasparenti ma nel momento in cui ha realizzato la sua penna trasparente ha fatto ricorso alle stesse celluloidi trasparenti utilizzate da tutte le altre incluse anche le celluloidi trasparenti a righe verticali utilizzate dalla Saratoga... Dunque cosa dovremmo pensare che Aurora ha prodotto le Saratoga o che Webber produsse l'Optima di Aurora? Oppure cos'altro?

Altro esempio, prendiamo la splendida celluloide platinum utilizzata tra le altre anche da Montblanc e Omas. Certamente era una celluloide molto costosa e oggi le penne platinum sono piuttosto difficili da trovare. Sappiamo anche la Montblanc è stata fondata prima della Omas dunque sarebbe lecito pensare (in senso ironico) che Montblanc realizzò le Omas platinum...

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Offline LetiziaJac

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #6 il: Maggio 19, 2013, 19:27:22 pm »
Forse non mi sono spiegata bene. Mi è sembrato di capire che tu non fossi d'accordo sulla paternità Omas della Saratoga, perché quella celluloide trasparente NON E' Omas, ma solo una celluloide che ANCHE Omas ha usato per le proprie penne. Io intendevo dire che è possibile che si siano formati dei "gruppi di acquisto" che hanno permesso a vari imprenditori di approvvigionarsi di celluloide costosa a prezzi più bassi. Rimango dell'opinione che i rapporti di amicizia e collaborazione che comunque esistevano all'interno della combriccola Simoni/Tibaldi/Zanini/Tantini/Verga/Vecchietti e Webber possano aver dato luogo a "commistioni" di vario genere. Non solo concorrenza, quindi, ma anche collaborazioni, scambi, interazione. Giustappunto ciò che è diventato una sorta di rompicapo oggigiorno per noi. Le Saratoga, nella fattispecie, hanno delle caratteristiche così smaccatamente bolognesi che riesce difficile pensare ad un produttore ad esempio... piemontese. Quanti produttori si potevano permettere pennini bicolori che scrivevano da ambo i lati? La coincidenza delle celluloidi, la similarità dei pennini, il fatto che siano state proposte come penne di alta qualità, associate  ai calamai e portainchiostri e pubblicizzate con dispendio di mezzi (cataloghi a colori, ben fatti e graficamente di buon livello) fanno pensare ad una politica commerciale molto vicina a quella di Simoni...ma a fronte di prove che dimostrino il contrario, sono pronta ad accettare ipotesi diverse.

Offline mccagly

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #7 il: Maggio 19, 2013, 20:08:15 pm »
Molto bella la penna,
interessante l'analisi che si è sviluppata successivamente,
il profumo "Tabeggiante" di Fabio lo sento anch'io.

 :set2010021:

Offline fabbale

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #8 il: Maggio 19, 2013, 21:03:54 pm »
Non so, potrei sicuramente sbagliarmi...ma leggendo le parole di Riccardo mi sono chiesta perché certe celluloidi si trovano solo in alcuni marchi e altre invece sono più diffuse... E' vero che l'esclusiva del colore non veniva concessa, e che quindi la stessa celluloide poteva essere utilizzata da vari produttori.Ma ci sarà un motivo per cui alcuni marchi tra cui Tabo,  Omas, Nettuno, e The King... e ci metto anche Tibaldi,  hanno utilizzato la stessa celluloide mentre non se ne trova traccia nelle produzioni di altri marchi e viceversa. Ecco, ho pensato che la discriminante potrebbe essere il prezzo. Sicuramente le celluloidi non avevano lo stesso costo, alcune erano più economiche, altre più costose ( meglio stagionate, lavorazioni più complesse?)e, altrettanto sicuramente, acquistando grossi quantitativi si potevano ottenere ottimi sconti... allora, allora.... Dato che l'Armando, Il Tantini e lo Zanini si conoscevano da quando erano ragazzi, ed anche L'Eugenio era della combriccola, direi, non è che magari qualche volta si possono essere messi d'accordo ed aver comperato una grossa partita di celluloide cara e preziosa spuntando un buon prezzo e se la sono poi divisa? Troppo azzardato? Sembra meno azzardato dire ad esempio che le penne le faceva tutte uno che poi le smistava nel gruppetto?  Da quel poco che ho potuto capire del mondo delle penne del passato, i rapporti personali, di conoscenza, amicizia e collaborazione sembravano andare ben oltre la concorrenza. Stiamo parlando di un tempo e di un mondo in cui ancora l'etica aveva una valenza e in cui tutti si conoscevano di persona e avevano sviluppato, chi prima, chi dopo, in un modo o nell'altro, rapporti di collaborazione commerciale...

Sarò un "romantico"...ma anche a me piace pensarla cosi...il business2business in quelli anni doveva ancora venire...c'era rispetto...fratellanza...coesione.....cose che dopo la guerra ed il boom economico si sono perse fino ad arrivare all'individualismo spinto di oggi....
Forse moriremo ricchi...ma soli...
 :set2010027:

PS e poi non dite che non sono una persona seria e riflessiva ehhhhhh....

Online turin-pens

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #9 il: Maggio 19, 2013, 21:14:22 pm »
Forse non mi sono spiegata bene. Mi è sembrato di capire che tu non fossi d'accordo sulla paternità Omas della Saratoga, perché quella celluloide trasparente NON E' Omas, ma solo una celluloide che ANCHE Omas ha usato per le proprie penne. Io intendevo dire che è possibile che si siano formati dei "gruppi di acquisto" che hanno permesso a vari imprenditori di approvvigionarsi di celluloide costosa a prezzi più bassi. Rimango dell'opinione che i rapporti di amicizia e collaborazione che comunque esistevano all'interno della combriccola Simoni/Tibaldi/Zanini/Tantini/Verga/Vecchietti e Webber possano aver dato luogo a "commistioni" di vario genere. Non solo concorrenza, quindi, ma anche collaborazioni, scambi, interazione. Giustappunto ciò che è diventato una sorta di rompicapo oggigiorno per noi. Le Saratoga, nella fattispecie, hanno delle caratteristiche così smaccatamente bolognesi che riesce difficile pensare ad un produttore ad esempio... piemontese. Quanti produttori si potevano permettere pennini bicolori che scrivevano da ambo i lati? La coincidenza delle celluloidi, la similarità dei pennini, il fatto che siano state proposte come penne di alta qualità, associate  ai calamai e portainchiostri e pubblicizzate con dispendio di mezzi (cataloghi a colori, ben fatti e graficamente di buon livello) fanno pensare ad una politica commerciale molto vicina a quella di Simoni...ma a fronte di prove che dimostrino il contrario, sono pronta ad accettare ipotesi diverse.

No, intendo dire che attribuire la paternità di questa o quella marca dal colore di celluloide utilizzato è ingenuo poiché la celluloide non è mai stata prodotta dalle case produttrici di penne. C'è già il precedente delle penne The Scotland attribuite ad Omas esclusivamente perché belle; quando poi è stato ampiamente dimostrato che furono fatte dalla SAFIS già madre delle The King ma questa è ormai storia vecchia trita e ritrita.

I pennini Omas così come gli Ercolessi, i Nettuno e tanti tanti altri erano prodotti dalla Comit e questo è stato ampiamente dimostrato nelle pagine dei seguenti link.

http://www.pennamania.it/forum/index.php?topic=3534.msg33030#msg33030

Così com'è dimostrato che la Comit realizzò anche pennini per l'Aurora:

http://www.pennamania.it/forum/index.php?topic=3534.msg33455#msg33455

Ma la Comit realizzò anche i pennini per l'Itala, per la Saratoga etc...

I pennini che scrivono da ambo le parti non sono altro che pennini a cui non è stata rimodellata la punta d'iridio, come potrai notare osservando i pennini con un lentino, quindi è stata soltanto una scelta commerciale e non una particolare invenzione.
I pennini rimodellati e affinati a mano alla vista sono più belli. Anche oggi quasi tutte le penne hanno i pennini non rimodellati e quando sono in ordine scrivono da entrambi i lati.
Quando Aurora uscì con le Optima di Auroloide (quelle nuove) alcune colorazioni vennero riprese in contemporanea anche da Sheaffer.
L'Aurora infatti non aveva voluto l'esclusiva dei colori perché costava di più e questa è storia recente.

Che poi ci siano stati dei legami tra vari produttori si è possibile ma questi ci sono ancora oggi in qualsiasi settore incluso il mondo degli oggetti da scrittura.
Oggi quasi tutte utilizzano pennini Bock e materiale acrilico che ritroviamo costantemente su varie penne. Ad esempio l'Aurora sole e la Delta Dolce Vita utilizzano lo stesso materiale acrilico giallo, dunque dovremmo logicamente presumere che ci siano dei legami tra Aurora e Delta e sappiamo che non è così.

Offline LetiziaJac

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #10 il: Maggio 19, 2013, 23:58:08 pm »
I pennini che scrivono da ambo le parti non sono altro che pennini a cui non è stata rimodellata la punta d'iridio, come potrai notare osservando i pennini con un lentino, quindi è stata soltanto una scelta commerciale e non una particolare invenzione.   Non ho parlato di invenzione, ma solo di costi.
Com'è che allora non li hanno adottati anche altri, se non costavano di più? I pennini bicolori hanno un'estetica  accattivante, avrebbero potuto montarli su un sacco di modelli.... eppure non l'hanno fatto.
D'accordo sulla necessità di prove per le attribuzioni, ma vale anche il contrario. Personalmente non ho nessuna crociata da combattere pro o contro Omas, anzi sono stata tra coloro che hanno scremato il teorico palmares dei marchi di Simoni. Ciò non significa tuttavia che reputi lecito passare all'estremo opposto. A dire il vero mi importa anche poco se Simoni le penne se le fabbricava per intero o se assemblava della parti prodotte da terzi: avrebbe potuto anche limitarsi alla lucidatura e al confezionamento, per quanto mi riguarda. Resta il fatto, innegabile ed incontrovertibile, che l'immagine commerciale che ha costruito intorno al proprio marchio e la qualità delle scelte produttive/assemblative che ha fatto hanno reso le penne Omas famose ovunque e desiderabili per qualunque collezionista. Quelle penne, anche se fossero composte con pezzi prodotti da Safis, Ancora o  chi sa chi altro, con pennini prodotti dalla Comit o importati dall'Inghilterra, rimarrebbero sempre e comunque Omas. E se le Saratoga somigliano alle Tabo e le Tabo somigliano alle Omas e le Omas somigliano alle Nettuno e non era Simoni a produrle, vorrà dire che quello che le faceva, per chi sa quale motivo, faceva tutte le penne dell'area bolognese quasi uguali... A me pare piuttosto che tanta somiglianza e vicinanza implichi un'unica  progettualità. Però, ripeto, resto in attesa di prove.

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #11 il: Maggio 20, 2013, 00:20:49 am »
I pennini che scrivono da ambo le parti non sono altro che pennini a cui non è stata rimodellata la punta d'iridio, come potrai notare osservando i pennini con un lentino, quindi è stata soltanto una scelta commerciale e non una particolare invenzione.   Non ho parlato di invenzione, ma solo di costi.
Com'è che allora non li hanno adottati anche altri, se non costavano di più? I pennini bicolori hanno un'estetica  accattivante, avrebbero potuto montarli su un sacco di modelli.... eppure non l'hanno fatto.
D'accordo sulla necessità di prove per le attribuzioni, ma vale anche il contrario. Personalmente non ho nessuna crociata da combattere pro o contro Omas, anzi sono stata tra coloro che hanno scremato il teorico palmares dei marchi di Simoni. Ciò non significa tuttavia che reputi lecito passare all'estremo opposto. A dire il vero mi importa anche poco se Simoni le penne se le fabbricava per intero o se assemblava della parti prodotte da terzi: avrebbe potuto anche limitarsi alla lucidatura e al confezionamento, per quanto mi riguarda. Resta il fatto, innegabile ed incontrovertibile, che l'immagine commerciale che ha costruito intorno al proprio marchio e la qualità delle scelte produttive/assemblative che ha fatto hanno reso le penne Omas famose ovunque e desiderabili per qualunque collezionista. Quelle penne, anche se fossero composte con pezzi prodotti da Safis, Ancora o  chi sa chi altro, con pennini prodotti dalla Comit o importati dall'Inghilterra, rimarrebbero sempre e comunque Omas. E se le Saratoga somigliano alle Tabo e le Tabo somigliano alle Omas e le Omas somigliano alle Nettuno e non era Simoni a produrle, vorrà dire che quello che le faceva, per chi sa quale motivo, faceva tutte le penne dell'area bolognese quasi uguali... A me pare piuttosto che tanta somiglianza e vicinanza implichi un'unica  progettualità. Però, ripeto, resto in attesa di prove.

Pensa che Aurora per rimodellare le punte dispone di diverse persone che fanno soltanto quel lavoro eppure per risparmiare adesso non lo fa più. In quasi cento anni di storia non ha mai fatto un pennino bicolore, probabilmente non gli interessa perché dispone anche delle macchine che lo possono fare tranquillamente. Un unico pennino bicolore è stato fatto per una penna personale dell'Ing. Verona.
Il bicolore dei pennini è dato soltanto da una tampografia di mascheratura e poi rodiatura galvanica, effettivamente il costo è maggiore ma lasciando la pallina d'iridio integra il costo scende perché non si modella il pennino.
Poi le strategie commerciale delle varie case... che dire ognuno gioca come vuole, noi possiamo soltanto stare a guardare.

Parlando di Omas, ha tutti i meriti del mondo per le bellissime penne che ha fatto e non si discute almeno da parte mia. Però sai anche tu che una volta quando si incontrava una bella penna, solo perché era bella la si attribuiva a Omas, Dolcini Docet.
Poi magari ragionando ragionando chissà dove arriveremo, io spero che arriviamo a un quadro più chiaro ma soltanto per onor di cronaca.
Come si dice in gergo i figli sono di chi se li cresce e quindi a parer mio ogni marca è madre dei propri figli, anche se non li ha fatti.

Ora probabilmente non importa a nessuno o quasi se Omas si faceva le penne da se oppure no, però sta di fatto che fino a ieri se una penna bella non Omas attribuibile però a Omas raggiungeva quotazioni più interessanti.
Ora Omas è sempre ai vertici, e anche le altre penne grazie a informazioni più precise, oggi se già non le hanno raggiunte stanno raggiungendo le quotazioni che giustamente meritano pur non essendo più attribuibili a Omas.

Offline LetiziaJac

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #12 il: Maggio 20, 2013, 09:38:40 am »
Devo spezzare una lancia in favore di Dolcini: è vero che molte delle cose che ha scritto sono state successivamente confutate, smentite, chiarite, approfondite. Dubito tuttavia che il suo intento fosse quello di fare di tutta l'erba un fascio. Dolcini, come alcuni altri, del resto, ha raccolto i dati e le informazioni disponibili all'epoca, con i mezzi dell'epoca, ha confrontato penne, ha ascoltato racconti e ha formulato delle teorie. Gli articoli di Emilio li ho letti e riletti prima di sintetizzarli e inserire nell'enciclopedia il sunto di ciò che ritenevo affidabile. La causa di tanta confusione non è stato il lavoro di Emilio, che anzi, ribadisco, fa parte della seconda generazione di "divulgatori", quelli che, come me, un pizzico di dati in più li avevano scovati e potevano fare delle valutazioni un poco più articolate. I libri che hanno "segnato" la strada sono stati il libro di G.S. Germano ( ed. Calderini), il libro di Vannucchi ( ed. Be-Ma) e non ultimo, sul panorama internazionale, il grosso tomo di A. Lambrou: Fountain pens of the World. Aggiiungo che il capitolo sulla produzione Italiana della prima edizione del libro di A. Lambrou ( quello piccolo con la copertina bianca  e le foto in miniatura, per intendersi)lo scrisse Gianstefano Germano, quindi in esso si trovano le stesse informazioni che ci sono state poi ri-proposte nell'opera di Germano. la stessa storiella ripetuta due volte e divulgata a livello internazionale grazie all'enorme diffusione che ebbe il libro di Lambrou. Il contributo definitivo alla mistificazione è stato però dato dal Club Internazionale della Stilografica A. Simoni con la pubblicazione del volumetto riservato ai soci ( ora non mi ricordo il titolo, ma poi ve lo trovo),con la bella copertina amaranto, all'interno del quale è riportata la storia dell'Azienda e sono illustrate una serie di bellissime penne facenti parte della collezione Malaguti. E' QUI che fu detto in maniera ufficiale, che le Nettuno, le TABO, le The King etc. etc. venivano prodotte da Omas. Il volumetto fu pubblicato mi pare nel 1992/93. Il libro di Emilio è uscito molti anni dopo.  Falso e tendenzioso quanto volete, ha avuto sicuramente il merito di far imbufalire un sacco di gente, tra cui me e la cara Marina Vecchietti, ed di aver aperto la strada ad una ricerca più approfondita e attenta.  Sicuramente è anche vero che coloro cha hanno scritto libri celebrativi delle proprie collezioni ( vedi Dolcini e De Ponti) avevano in animo anche una valorizzazione dei propri possessi, ciò non significa che siano criticabili a tutto tondo o che abbiano necessariamente modellato i fatti a proprio uso e consumo.

Offline Ambros

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #13 il: Maggio 20, 2013, 20:23:59 pm »
Letizia,
che bello riaverti qui con noi, e poter leggere le tue riflessioni! :set2010042:

Offline LetiziaJac

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Re:Saratoga medium size
« Risposta #14 il: Maggio 20, 2013, 21:47:19 pm »
... così mi commuovo :set2010037:

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