Concordo con l'analisi etimologica in toto. Se si chiama stilo-foro, significa che porta una penna, non che è una penna. Mi riservo di controllare l'uso del temine stiloforo in cataloghi e listini d'epoca ma credo che anche il mondo delle penne, per quanto particolare e bizzarro, non possa esulare dalle elementari regole lessicali che permettono la comunicazione tra gli umani. L'etimologia è una scienza esatta e non è che una regola vale solo nell'ambito dell'architettura ma è diversa in quello della medicina o dell'orticoltura!
Nella mia umile esperienza di "umana", non dotata di poteri soprannaturali, ho comunicato con il mondo delle penne per anni usando il termine "penna da tavolo" o addirittura "penna da stiloforo" riferendomi allo strumento per scrittura generalmente privo di cappuccio (con alcune eccezioni, vedi Pelikan da tavolo), dotato di un codino, destinato ad essere infilato in un boccalino ( bicchiere?) innestato su una base di vario genere e foggia. Quando ho parlato di "stiloforo", non ho avuto difficoltà a dialogare con i miei simili riferendomi chiaramente alla base + boccalino. E pensare che questo accadeva in tempi in cui si comunicava ancora con le parole, senza avere la possibilità di inviare foto in tempo reale!
Per il resto, il dibattito sul numero di brevetto mi pare molto interessante, ma come al solito, mi chiedo perché sia necessario sempre "giocare" a chi ne sa di più e chi ne sa di meno.
Scusatemi ancora se mi permetto, soprattutto in un periodo in cui i miei contributi al mondo pennistico sono veramente scarsi e sporadici; prendete queste mie osservazioni come quelle di un forummista che legge i post, gode delle belle fotografie, si rallegra della quantità di informazioni utili che emergono, dello spirito di collaborazione che si respira nella maggior parte dei casi e a volte si chiede: ma perché? Perché questo grande potenziale, questa bella possibilità di comunicazione e di scambio, potentissima, efficace, ricca, poi si riduce così spesso a una diatriba su quello che non si sa ma si dovrebbe sapere e che però non viene detto ma ci si deve credere lo stesso? E troppo spesso, ancora resta inconcludente, sospesa a mezz'aria, in attesa di un tassello rivelatore.. che pare ci sia, ma non arriva mai. Un'epifania mancata!
Non sarebbe tanto meglio che ognuno dicesse quel che sa oppure stesse zitto? Quanti anni ancora saranno necessari prima che sia CHIARO che non c'è nessuno che sa tutto, non c'è nessuno che dietiene il privilegio della conoscenza e che, porcaccia miseria, uno straccio di conoscenza, di cultura pennisitca si raggiunge solo e dico SOLO se ciò che si sa viene condiviso?
Cosa volgiamo fare, continuare a fare i giochini dei tempi dell'Accademia Italiana della Penne Stilografica( quella "antica")? Imparare è un'arte che non tutti sanno apprendere. Ci vogliono dei buoni maestri, e i migliori maestri imparano più dai propri allievi che da quello che hanno studiato sui libri.