Dipende tutto dal significato che vogliamo dare al termine "manifattura"; anche mamma Fiat viene e venne definita industria manifatturiera; ciò non toglie che anch'essa usava ed usa tuttora componenti prodotti da terzi (quante erano le boite con pochi addetti che operavano nell'indotto?). Credo che, nel campo che ci interessa, nessuna delle aziende di cui parliamo abbia mai prodotto la totalità delle componenti delle penne (ad esempio le clip, gli anellini, le verette, pulsanterie e leveraggi vari, i gommini dei serbatoi ecc..). Sicuramente in alcune aziende prevalevano le lavorazioni interne ed in altre meno, ma non credo che sia sufficiente per definire l'una "manifattura" e l'altra "assemblaggio". Che poi Omas possa essere sopravvalutata, questo é un altro discorso.
Se prendiamo come riferimento il vocabolario Treccani, possiamo leggere: MANIFATTURA " Il complesso dei lavori e delle operazioni, eseguite a mano o a macchina, per le quali una materia prima viene trasformata in oggetto di consumo, cioè in manufatto"
Nomi come Aurora e altri, rispondono molto bene a questi requisiti, in quanto il processo produttivo che porta alla realizzazione di una penna stilografica è sostanzialmente realizzato in casa fatta eccezione per i materiali come celluloide, ebanite e acrilico che da sempre sono realizzati da aziende chimiche. A differenza di altri nomi però essa non acquista barre o tubi ma intere lastra che provvederà poi a tagliare, forare etc... a seconda delle proprie esigenze.
Stesso discorso per la realizzazione dei pennini, processo che avviene in "casa" sin dalla preparazione della lamina d'oro e tutti i successivi passaggi fino ad ottenere un pennino finito e perfettamente funzionante. Idem per la realizzazione della condotta, delle parti stampate etc... fino anche alla progettazione e realizzazione e modifica delle macchine per l'intero processo produttivo.
La Comit, nel suo piccolo (essendo ditta specializzata nella produzione di una sola parte) si può tranquillamente definire manifattura, in grado di fornire un prodotto finito e utilizzabile anche da altri (vedi Omas).
Omas dal canto suo ma oggi anche altri nomi come Visconti, Delta, Grifos, etc... non possono definirsi manifatture nel vero senso della parola, anche perché oltre a delegare la realizzazione di molte componenti all'esterno, affidano a terzi anche la realizzazione di molte parti realmente essenziali come tutto il gruppo scrittura che è fornito dalla Bock in blocco (realizzazione del pennino, condotta, converter, etc...).
Anche Bock, nel suo campo è una manifattura.
Omas... è giusto che sia storicamente ed industrialmente ricollocata, dando finalmente il giusto risalto a tutti quei nomi (vedi Comit) che fino ad oggi sono stati relegati agli angoli della storia, messi oltretutto in ombra da una non ben chiara e ingiustificata aurea che è stata fino ad oggi fatta indossare ad Omas.
Tutto questo non toglie nulla al peso della Omas nel panorama pennifero nazionale ed internazionale.
Ho fatto questa ricerca mosso da una curiosità "feroce" perché mio padre mi ha sempre ventilato questa realtà, data soltanto dallansua esperienza tecnica e lui, non ha mai sentito la necessità di dimostrare niente perché non gliene importa nulla di dimostrare alcun che a chi che sia.
Io invece, ho provato a dimostrarlo con comparazioni apprezzabili e comprensibili anche da altri.
Si tratta solo di chiarire tutte quelle lacune che sembravano risolte ma che, sono sicuro che a molti intimamente, non erano chiare.
Naturalmente, questa è la mia modesta opinione e tutto quello che potrà essere aggiunto da parte di tutti sarà graditissimo.
La penna che secondo, e, può definirsi di manifattura Omas è la 361 ed è facile capire il perché. Infatti, anche se fosse stata costruita dal ciabattino sotto casa del Cav. Simoni (concedetemi la licenza poetica) comunque rimane la vera penna di manifattura Omas.
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