Forse dirò cose a tutti note e risapute, ma le inserisco ugualmente.
La legislazione italiana imponeva che sugli oggetti in oro venisse impresso un marchio indicante il titolo (percentuale) del metallo prezioso in esso contenuto che veniva espresso in carati (K, Kar, Kr, Car, Cr o, raramente, il solo numero) preceduto o seguito da un numero (24/24= 100% oro puro), e questo sino all’entrata in vigore della legge 305/1934, data dalla quale tale percentuale doveva essere espressa in millesimi (tipico sui pennini il numero 585).
Mentre gli oggetti laminati in oro (sottostante lastra di rame od ottone o altro metallo con sovrastante lamina, più o meno sottile di oro), venivano punzonati con la dicitura K.R., carati rivestiti.
Sugli oggetti placcati oro, rivestimento ottenuto per elettrolisi, non era obbligatorio applicare alcuna dicitura, ma alcuni apponevano PO.
Io personalmente dubito delle penne rivestite in oro che non hanno alcun punzone (talvolta tale punzone era collocato sull’anellino del cappuccio e difficilmente leggibile, inoltre l’anellino si può rompere e perdere), e mi chiedo perché manchi, a meno che non siano delle splendide lavorazioni in rilievo e/o in filigrana in cui la placcatura è voluta in toto o in parte (non certo per risparmiare sui costi) per rendere invisibili, o quasi, le saldature.
Paolo una piccola nota K.R. non significa carati rivestiti ma
carati rinforzati.
Scrivendo come carati rivestiti, si andrebbe a indicare che la lamina d'oro sia stata rivestita da qualcosa ma da cosa?, oltretutto non avrebbe senso rivestire la lamina d'oro, essendo questo metallo prezioso inossidabile e inattaccabile a temperatura e pressione ambiente da qualsiasi acido conosciuto e quindi svolgerebbe già da solo un più che valido compito protettivo.
Mentre utilizzando la terminologia esatta
carati rinforzati si indica che la lamina d'oro è stata per l'appunto rinforzata dalla sottostante lamina d'ottone o di rame, poiché lo spessore della lamina d'oro non sarebbe sufficiente a garantire solidità e quindi serve appunto il rinforzo sottostante.