MARCA: WATERMAN
MODELLO: HUNDRED YEAR
Prodotta indicativamente tra il 1939 e il 1943
Verosimilmente tale penna è antecedente al 1942, anno in cui Waterman fu costretta a cambiare il nome del modello da Hundred Year (100 anni per indicare il periodo di garanzia del prodotto) in "Emblema" a seguito di una sentenza della Commissione Federale degli Stati Uniti che ravvisò, probabilmente, una pubblicità ingannevole.
Materiale: plastica
Pennino: in oro 14 kt.
Le rifiniture potrebbero essere in oro ovvero placcate in oro.
La particolarità delle penne vintage è che il pennino non ha una misura standardizzata (F - M - B ecc.) in quanto il tratto di scrittura viene controllato dalla pressione esercitata sulla carta!
Questo esemplare presenta un'altra peculiarità: il pennino, visto di profilo, sembra il becco di un'aquila!
Questa caratteristica lo rende particolarmente affascinante.
DATI TECNICI:
Lunghezza da chiusa con cappuccio calzato: 12,5 cm.
Lunghezza da aperta senza cappuccio calzato: 12 cm.
Lunghezza del pennino: 2,2 cm.
Lunghezza impugnatura: 1,4 prima di incontrare 0,7 cm. di filettatura di avvitamento.
Lunghezza della clip: 3,4 cm.
Spazio di affrancatura della clip: 3,2 cm.
Spessore impugnatura: 0,8 cm.; quando incontra la filettatura di avvitamento abbiamo 1 cm. di spessore.
Peso della penna da chiusa con cappuccio: 18 g.
Peso della penna senza cappuccio: 12 gr.
Peso del cappuccio: 6 gr.
Il sistema di caricamento è a levetta laterale, la capienza del servatoio è di 0,8 ml.
ESTETICA E DESIGN: 10
Se la recensione fosse stata scritta dal Fenomeno si sarebbe limitato a eccepirne la banalità (è nera, come tutte le penne!) così come ha definito la Nuova Aurora 88 (quella a punte lunghe) perfetta per firmare il libro dei funerali all'esterno della Chiesa!
Vediamo di spiegare cosa mi ha colpito in questo esemplare e perché, a mio avviso, merita un voto così alto:
1) Le dimensioni sono "da borsetta"; anche volessimo inserirla in un astuccio scolastico gli elastici di contenimento non subirebbero grosse sollecitazioni: sia la circonferenza del fusto sia la lunghezza della penna sono "contenute" ma si rivelano estremamente pratiche. In ciò mi ricorda la mia Sailor Sapporo. Piccola ma con enormi capacità e qualità.
2) Particolare risulta il fondello giallo-trasparente che smorza la serietà del fusto e del cappuccio neri.
3) Il fusto presenta dei solchi anellati in sezione orizzontale che occupano una superficie di 5,7 cm., e sono posizionati immediatamente dopo la filettatura di avvitamento, quasi volerne simulare una continuità. Tali solchi risultano estremamente piacevoli al tatto e ne ravviso una funzione - oltre che "antistress" - pratica di non poco conto: in caso di mani sudate permettono un ottimo "grip".
REALIZZAZIONE E QUALITA': 10
Siamo di fronte ad una penna che, poco poco, è del 1939.
Se la qualità fosse stata scadente probabilmente non sarebbe sopravvissuta alla seconda guerra mondiale!
A parte gli scherzi è una penna che uso senza timore, senza l'ansia di "Oddio e se la rovino?".
Al tatto e in fase di scrittura non percepisco fragilità di sorta.
PESO E DIMENSIONI: 10
Credo di aver già avuto modo di argomentare in merito alle dimensioni e di averne decantato le lodi per praticità, ma è il "peso piuma" di questa penna che la rende idonea a lunghe sessioni di scrittura e me ne fa apprezzare l'estrema comodità.
TEST DI SCRITTURA: 9
Faccio una piccola premessa: la penna in oggetto è stata controllata dal Pennaio in quanto temevo di aver rovinato l'iridio.
Quando è "tornata dalla mamma", la Hundred Year era un po' diversa: il flusso è stato sicuramente aumentato perché lo sversamento di inchiostro su carta è più abbondante e ciò a beneficio della scorrevolezza del pennino.
Elementi oggettivi che, in fase di scrittura, rendono la Hundred Year PERFETTA:
1) le dimensioni non sono esagerate e non sono eccessivamente ridotte = impungatura confortevole,
2) il peso sulla / nella mano è irrilevante = idonea a lunghe sessioni di scrittura,
3) il pennino è scorrevolissimo = si può prendere appunti abbastanza velocemente senza "turbare" l'equilibrio di tale perfezione.
Unico neo: su carta di pessima qualità tende a spiumare.
Lasciata aperta sulla scrivania per 20 MINUTI scrive come se avesse avuto il cappuccio calzato!!!! Il primo tratto restituito non ha incertezze di sorta, è abbondante e deciso, come è di standard.
Scrive su correttore a nastro senza problemi: il tratto è continuo e regolare, non presenta sbiadimenti o sbavature su tale superficie.
Scrive su carta lucida (esempio: i calendari che sono plastificati) ma i tempi di asciugatura dell'inchiostro diventano biblici.
SENSAZIONI DI SCRITTURA: ... non si può dare un voto alle emozioni
Ci ho messo un po' per recensire una penna vintage.
Il pennino ha un suo modo di esprimersi che oscura qualsiasi elemento oggettivamente rilevante e diventa veramente arduo esprimere "giudizi" su "pezzi di storia".
Ciò che emerge, senza possibilità di smentita, è che i pennini flessibili hanno un'anima e restituiscono la tua sulla carta.
Scrivere diventa un piacere, in fase di appunti tale caratteristica permette concentrazione prolungata e ininterrotte sessioni di scrittura.
Stiamo parlando di penne che sono state fabbricate in un'epoca in cui SI SCRIVEVA davvero, non si comperavano penne per collezionarle! Sono penne che vivevano con te la scuola, penne che vedevano migliorare, anno dopo anno, la tua scrittura e ti accompagnavano in questa crescita.
Il moderno, allo stato, non ne sarebbe all'altezza.