In aggiunta a quanto precedentemente esposto.
Due anni addietro, mi sono iscritto ed ho partecipato ad un’asta on-line e con pubblico in sala a Parigi, che proponeva penne antiche e moderne.
Mi interessava una Japan maki-è e speravo di riuscire ad acquistarla, ma senza proposta max, volevo partecipare all’asta “live” con offerta diretta e mi venne assegnata paletta e numero.
Il 60% delle penne in vendita erano della Montblanc e tante Omas.
Ho partecipato a tutta l’asta raggiungendo il risultato di non riuscire a a comprare nulla perché il pur minimo ritardo della linea internet faceva arrivare le mie offerte fuori tempo. Le Montblanc salivano lentamente quasi fossero rialzi programmati, ma senza picchi finali.
Ho avuto occasione il giorno successivo di avere uno scambio di e-mail con un venditore parigino e gli ho chiesto se avesse partecipato all’asta (aveva acquistato lui la Japan che mi interessava, ma contava di rivenderla al doppio pur non avendo il pennino originale, tanto, disse, chi compra queste penne, quasi mai ci capisce qualcosa).
Mi rispose che queste vendite di penne Montblanc sono sicuramente pilotate da Montblanc che poi fa offerte per far lievitare il prezzo; alla fine della giostra, le penne che le rimangono sul groppone, vengono date in conto vendita anche a lui o a venditori cinesi e l'aqzienda smaltisce parte dell'invenduto.
Il racconto mi ha stupito, ma non più di tanto.
D’altronde come le Banche piazzano obbligazioni non garantite anche raggirando gli acquirenti sprovveduti, la Montblanc, o chi per loro, sfruttano la imprudenza della gente facendo credere che si acquisti un prodotto esclusivo che ti garantisce la tenuta del valore nel tempo come fosse una opera d’arte.
I prezzi delle aste fanno storia.