Il Fenomeno un giorno mentre faceva i compiti e ritrovandosi le penne scariche, mi chiede di passargli una penna.
Gli do la Pilot Falcon.
Inizia a scriverci e mi chiede se il pennino è flessibile.
Rispondo che è semi-flessibile.
Lui continua a scrivere.
La penna in questione finisce nel suo astuccio di scuola (e lì inizio a preoccuparmi).
A seguito di sessione telefonica con IL SUPREMO (alias Riccardo) il Fenomeno mi chiede di provare la Ancora Zanio.
Con tale penna ci litiga quasi subito perché pensava di poterla usare anche per enfatizzare la sua minima (risultato: ha benedetto, letto, lenzuola, cane, pigiama ecc.)
Il tarlo del vintage viene insinuato nella testolina del Fenomeno dal nostro diabolico Admin ma chi lo catapulta letteralmente nel mondo vintage è IL TUBI con l'incredibile scorrevolezza della Skyline.
Quello che Rembrandt ha fatto per me, lo sta facendo Il Tubi con il Fenomeno ed io non posso che commuovermi di fronte a questa trasmissione di emozioni.
Ora, lasciando da parte la componente sentimentale ... ma vi rendete conto che cosa avete combinato?
Le penne moderne che avevo acquistato per lui per "quando andrà al liceo e all'università" non le considererà neanche di striscio! mentre le mie vintage le vedo in serio pericolo!!!
Ribalto il concetto, Fenice, ed a ciò che tu chiami "tarlo" contrappongo la visione della parabola dove si spiega che la parola di Dio è come un seme, che può cadere sull'arida roccia e non produrre nulla, oppure cadere nella fertile terra e fare nascere una pianta rigogliosa.
Lungi dal volere riconoscere in modo blasfemo nel sottoscritto od in Riccardo il ruolo di divinità, sottolineo invece una volta di più che va dato merito a te ed al tuo pargolo di avere saputo cogliere le suggestioni che una penna vintage trasmette e che trascendano dalle prestazioni, per quanto egregie possano essere.
Ho sempre detto, e ne sono convinto, che le vintage hanno un anima che manca alle penne attuali.
Nella visita all'Aurora ho visto una fabbrica moderna, meccanizzata, dove ogni lavorazione è fisicamente definita con precisione e produce una delle componenti che convergono all'assemblaggio finale: fusti, cappucci, anelli, clip prendono forma grazie a macchine dedicate che li realizzano alla perfezione. Anche i pennini si completano attraverso una serie di passaggi predefiniti. Però una cosa li distingue dal resto: Erminio ci ha spiegato che ci sono degli addetti - anzi, delle addette - preposte alla sagomatura e lucidatura dell'iridio: in questo caso è una mano umana a determinare la posizione ed il tempo in funzione dei quali le macchine compiono il loro lavoro di abrasione/lucidatura. Sino al collaudo finale eseguito ogni singola penna tramite test di scrittura.
Questo mi porta a credere che un embrione di spiritualità quei pennini debbano averlo; perché se le macchine non hanno un'anima e non la possono trasferire nel loro prodotto, gli umani sì. Forse il tempo e la passione di chi userà queste penne potranno far sviluppare quell'embrione e conferire loro una vera anima... come quella delle vintage.