Autore Topic: Recensione: Waterman Mysterious Blue – Waterman Blue-Black  (Letto 827 volte)

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Offline Phormula

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Recensione: Waterman Mysterious Blue – Waterman Blue-Black
« il: Novembre 06, 2016, 19:35:21 pm »
Waterman Mysterious Blue – Waterman Blue-Black
I ringraziamenti per questo inchiostro vanno a Marco de “La Casa della Stilografica” di Firenze e a Laura di “Goldpen” di Isernia. Il primo mi ha regalato il flacone di Waterman Mysterious Blue e la seconda quello di Blue-Black. Avendoli confrontati ed essendo arrivato alla conclusione che si tratta dello stesso inchiostro, ho fatto una recensione unica.

Premessa
Waterman è un marchio che non ha bisogno di presentazioni. Nato americano, naturalizzato francese e oggi confluito nella galassia Sanford, insieme a Parker, Paper Mate e Rotring, per molti è LA penna stilografica per eccellenza. Questo in virtù del gran numero di innovazioni e brevetti che l’azienda ha introdotto nel corso della sua storia.
Nella gamma Waterman non potevano mancare gli inchiostri. Disponibili in nove tonalità, fino a qualche tempo fa erano chiamati semplicemente con il nome del colore, tranne i due blu (Florida Blue e South Sea Blue) e il marrone (Havana Brown). Focalizzandosi sulla produzione di penne stilografiche e considerando l’inchiostro come un accessorio per il corretto funzionamento, la casa aveva scelto la strada della praticità. Recentemente le cose sono cambiate. In ossequio alla tendenza, per la verità comune a molti produttori, di scegliere nomi esotici per i propri inchiostri (chiamare il proprio inchiostro “Blu” sembra non faccia abbastanza immagine, oggi bisogna chiamarlo “Blu del mare di fronte a Posillipo la mattina del 15 agosto tra le 9:30 e le 10 con cielo terso e brezza da Nord Ovest…), anche Waterman ha deciso di adattarsi e rinominare tutta la gamma. Il frugale Blue-Black è diventato quindi Mysterious Blue (blu misterioso) e, per quanto mi riguarda, il mistero sta tutto nel capire se si tratta di una riformulazione del noto blu-nero o di una semplice operazione di marketing.
Per quanto mi riguarda il Blue-Black è una vecchia conoscenza. L’ho usato tantissimo in cartucce prima e in calamaio recentemente. E’ stato uno dei primi inchiostri che ho incominciato ad usare come alternativa al classico Pelikan 4001 Blue-Royal. Non lo considero un vero blu-nero, dal mio punto di vista è più un blu scuro tendente al verde. Ne ho sempre apprezzato la tonalità, che migliora la leggibilità dei miei appunti rispetto al classico Blue-Royal e il fatto che non mi ha mai dato problemi su nessuna penna. Il tutto ad un prezzo ragionevolmente contenuto. L’unico difetto che ho riscontrato è stata una leggera tendenza a schiarire con il passare del tempo, evidenziando la componente verde del colore, ma ho appunti presi con questo inchiostro più di 10 anni fa e sono ancora perfettamente leggibili. La situazione migliora aumentando la saturazione, cosa che io ero solito fare acquistando le cartucce lunghe di Waterman Blue-Black e conservandole per qualche anno in cantina, in modo tale da permettere all’acqua di permeare e quindi all’inchiostro di concentrarsi un po’. Non so se è una mia impressione, ma mi è sembrato di notare che con il passare del tempo la casa sia intervenuta su questo aspetto, se penso al Blue-Black di una decina di anni fa, me lo ricordo più chiaro e verde rispetto all’attuale. Non ho elementi per affermarlo con certezza, è solo una mia impressione.

Presentazione
L’unità di vendita è la scatola di cartoncino, del colore dell’inchiostro per il Blue-Black, bianca e blu per il Mysterious, all’interno della quale si trova il classico calamaio in vetro da 50 ml, chiuso con un tappo in plastica nera. Il design del calamaio non è cambiato nel passaggio da Blue-Black a Mysterious, è cambiata solo la grafica dell’etichetta, che però ha mantenuto lo sfondo del colore dell’inchiostro. Per chi non volesse cimentarsi con l’inchiostro in calamaio, sono disponibili le cartucce, sia nel classico formato internazionale corto, che in quello lungo. Attenzione, perché quest’ultimo non è compatibile con tutte le penne, perché la zona dell’aggancio è leggermente più larga e non si possono montare, per esempio, sulle Faber Castell.
Il calamaio di vetro ha un design proprietario per la marca. E’ stato pensato tenendo in mente la funzionalità pur mantenendone il costo di produzione basso. La base piatta lo rende stabile sulla scrivania, l’imboccatura abbastanza larga facilita l’inserimento di penne anche di dimensioni abbondanti e le sfaccettature della boccetta permettono di coricarlo su un fianco quando il livello dell’inchiostro è basso, facilitandone il recupero. Dal mio punto di vista è l’esempio di come si possa realizzare un calamaio funzionale senza indulgere in inutili complessità estetiche che incidono sui costi.
Già, perché il prezzo è uno degli altri punti di forza di questo inchiostro. Sia in calamaio che in cartuccia costa un po’ di più rispetto al Pelikan 4001, ma non tanto di più, al punto da permetterne l’uso quotidiano anche a chi ne consuma parecchio. Volendo fare qualche conto, il calamaio da 50 ml di Mysterious Blue costa 7-8 Euro, cioè 0,16 Euro per millilitro. E’ un costo più che ragionevole, solo di poco superiore a quello degli inchiostri economici, come i già citati Pelikan, i Diamine o i Monteverde. E’ circa la metà rispetto ad un inchiostro di fascia medio-alta, come il Pelikan Edlestein e lontanissimo dagli inchiostri premium, come i Pilot Iroshizuku. Un prodotto destinato quindi ad un pubblico ampio.

Prestazioni
Credo di poter affermare che questo sia stato l’inchiostro che ho usato di più dopo il Pelikan 4001 Blue-Royal. La ragione è molto semplice, mi piace la tonalità, non mi ha mai dato problemi in tutte le penne in ci l’ho usato e il costo è ragionevole. Non è un inchiostro di quelli che si usano per rimediare a penne problematiche, ma se la penna va bene di suo, si va sul sicuro. Ho voluto confrontare il Blue-Black con la nuova versione Mysterious Blue, e non ho notato alcuna differenza di colore o di prestazioni. Secondo me sono lo stesso inchiostro e la differenza è solo nel nome, o meglio se Waterman ha cambiato qualcosa nella formulazione, il cambiamento non è apprezzabile nell’utilizzo pratico. Vado quindi avanti a recensire come se si trattasse dello stesso inchiostro, utilizzando i due nomi (Blue-Black e Mysterious Blue) in maniera totalmente intercambiabile. Quel che vale per l’uno vale anche per l’altro. Ho letto da qualche parte che il Blue-Black e gli inchiostri Waterman in generale sono inchiostri acidi, con un pH intorno a 3. Da una parte questo è un vantaggio, perché il pH basso scoraggia la crescita di muffe nel calamaio, dall’altra qualche appassionato ha sollevato dubbi sul fatto che un inchiostro acido possa danneggiare le componenti interne di alcune penne, soprattutto quelle vintage. Per quanto mi riguarda, l’ho sempre usato in penne moderne e non ho mai riscontrato alcun problema o danneggiamento. Nemmeno su penne scolastiche economiche rimaste inchiostrate per lungo tempo. Mi sembra comunque corretto spendere una parola di avvertimento per chi volesse usarlo su penne d’epoca. Sempre a causa del pH basso, qualcun altro ne ha messa in discussione la tenuta nel tempo, sostenendo che fosse instabile o potesse danneggiare la carta. Pur avendo ormai oltre 20 anni di esperienza con questo inchiostro, anche in questo caso non ho notato alcun problema. Come ho già detto, tende a schiarire un pochino con il passare del tempo, anche se non viene esposto alla luce, ma si tratta di un fenomeno accettabile, che non compromette la leggibilità del testo.

Flusso e lubrificazione
Sia per quanto riguarda il flusso che la lubrificazione è un inchiostro nella media, ed è una media più che dignitosa. Non è un inchiostro dal flusso abbondante, toccasana per penne dall’alimentatore magro. Ma non è nemmeno asfittico. In pratica le prestazioni nella media si sposano a meraviglia con le penne dal comportamento medio. E’ un inchiostro per il quale consiglio un pennino fine europeo o medio. Sconsiglio un pennino molto fine, non perché abbia problemi, ma perché la tonalità è fortemente dipendente dalla quantità di inchiostro che il pennino mette sulla carta. Le ripartenze sono molto buone e i salti di tratto praticamente assenti, sempre a meno che la penna non sia problematica di suo. Non ho notato particolari problemi in caso di mancato utilizzo. Anche dopo settimane di inutilizzo, la maggior parte delle mie penne sono ripartite senza problemi, con l’unica eccezione del colore. 

Aspetto cromatico
Non è un blu-nero. E’ un blu scuro con riflessi verdi, e la tonalità è molto influenzata dalla quantità di inchiostro che il pennino lascia sulla carta. Tanto maggiore il flusso, tanto più diventa un blu scuro molto saturo, mentre se il flusso diminuisce, la componente verde diventa maggiormente significativa e il colore assume un tono slavato. Questa caratteristica può essere sfruttata scegliendo la giusta combinazione di carta e pennino, fin quasi a farlo diventare una variante economica del Pilot Iroshizuku Moonlight (tsuki-yo). Quest’ultimo resta lontano come brillantezza e dinamicità, ma il risultato che si ottiene con il più umile Waterman resta comunque apprezzabile. Le sfumature sono abbastanza accentuate e sono uno dei motivi che me lo hanno fatto apprezzare nel corso degli anni, non è un inchiostro “piatto”. L’ideale è usarlo in penne dal flusso medio o medio-alto, con pennini che vanno dal fine europeo in su, in modo tale da esaltarne questa caratteristica. Se lo si utilizza in penne dal tratto fine e dal flusso magro si appiattisce molto e perde gran parte del suo appeal, pur non presentando problemi di flusso o lubrificazione. Consiglio di fare qualche prova per individuare la penna più adatta tra quelle della propria rotazione. Io da qualche anno l’ho sposato quasi definitivamente con una Rotring Newton e, più di recente, con la Monteverde Invincia. Il pennino M della Invincia, pur essendo un capolavoro di rigidità, sembra essere fatto apposta per esaltarne le sfumature.
Come ho detto all’inizio, non è un blu-nero vero e proprio, quindi il nome Blue-Black dal mio punto di vista non era appropriato. Difficile dire se il nuovo nome Mysterious Blue sia più appropriato. Da un inchiostro che si chiama “blu misterioso” ti puoi aspettare di tutto, è un nome che va sempre bene, un po’ come quando i metereologi dicono “tempo variabile con precipitazioni sparse alternate ad ampi spazi di sereno”. Più utili sono le indicazioni cromatiche sulle scatole di cartucce e sul calamaio. Le ho trovate abbastanza indicative del colore reale, in condizioni di flusso intenso. Se il flusso diminuisce, il colore schiarisce notevolmente. E qui tiriamo in ballo un altro aspetto, che per me rappresenta l’unico problema di questo inchiostro, ovvero la tendenza a scurire nella penna. Se una penna viene caricata con questo inchiostro e non utilizzata per qualche giorno, quando si ricomincia a scrivere, le prime righe hanno un tono di colore molto più scuro e saturo rispetto alle successive. Il fenomeno diventa fastidioso se lo si usa per scrivere molto, perché la differenza è evidente e per qualcuno potrebbe rappresentare un vero e proprio difetto. Io ho imparato a conviverci, a volte per evitarlo prendo la penna che non uso da un po’ e riempio una mezza pagina di ghirigori prima di iniziare a scriverci. La mia conclusione personale è che la tonalità sia fortemente influenzata dalla concentrazione, per cui basta una leggera evaporazione di acqua per renderlo molto più scuro. Infatti io in passato sfruttavo questa caratteristica a mio vantaggio, facendo stagionare un po’ le cartucce prima di usarle. Per concludere, ho già parlato abbondantemente della stabilità cromatica, per cui non mi dilungo ulteriormente su questo aspetto.

Feathering/Bleed Through
Complice il flusso nella media, sono entrambi praticamente assenti. E’ un inchiostro che si presta all’utilizzo con una ampia gamma di penne e di tipi di carta, con l’unica eccezione degli estremi.  L’ho usato molto sulla classica carta Rhodia o Clairefontaine che uso per i miei appunti, ma mi è capitato di usarlo anche su carte meno pregiate, l’ultima volta proprio oggi, senza che gli effetti siano stati devastanti. Un comportamento che ne fa un inchiostro adatto ad una ampia gamma di impieghi. Chi scrive molto, probabilmente non ha molto controllo sul tipo e sulle caratteristiche della carta che usa e, se impiega il Blue-Black (o Mysterious Blue) su una penna dal flusso medio, sa che con questo inchiostro difficilmente avrà problemi.

Asciugatura/Resistenza all’acqua
E’ un inchiostro a base di pigmenti organici (non ferro gallico) e non viene dato come permanente. Ciononostante la resistenza all’acqua è superiore a quella di altri inchiostri. Gli effetti del lavaggio sulla carta Clairefontaine da 90 g/m^2 sono evidenti, ma le righe restano comunque leggibili. Questa è una situazione limite, la carta Clairefontaine presenta una superficie particolarmente vellutata, che non facilita l’assorbimento dell’inchiostro. Sono quindi le condizioni peggiori che si possano incontrare. Nella stessa situazione altri inchiostri vengono completamente lavati via. Il tempo di “fuori pericolo”, dopo il quale è possibile toccare il testo o girare pagina senza problemi è di circa 12 secondi, che, per quella che è la mia esperienza, si riducono a 5-7 utilizzando una penna dal flusso meno abbondante o una carta meno vellutata. Anche se possono sembrare valori alti, sono quelli che riscontro con altri inchiostri, anche per quanto riguarda questo aspetto, siamo nella media. Una volta che l’inchiostro si è asciugato, a meno di non avere una sudorazione alle mani particolarmente copiosa, l’inchiostro è abbastanza resistente al contatto accidentale con i polpastrelli. Si possono girare le pagine toccando il testo scritto con le dita senza paura di creare sbavature. Fino ad ora non ho riscontrato particolari problemi nel de-inchiostrare le numerose penne sulle quali l’ho usato. Il classico lavaggio con acqua è stato sufficiente per rimuoverne le tracce, anche su penne demonstrator, e lo stesso posso dire per mani e vestiti. Anche la tendenza a formare depositi è molto bassa, inferiore a molti altri inchiostri. Mi è capitato spesso di dimenticarmi una cartuccia carica nella penna e lasciarcela fino a che si è seccata. Spesso è stato sufficiente montare la cartuccia nuova, senza nemmeno lavare la penna sotto il rubinetto.

Utilizzo consigliato

Ambienti di lavoro.
Direi decisamente di si. Qualsiasi cosa che in ambiente di lavoro si può scrivere con una biro blu, si può scrivere con questo Waterman. Le uniche eccezioni possono essere rappresentate dalle comunicazioni estremamente formali, che impongono un nero o un blu molto più scuro. Per il resto la componente verde dell’inchiostro non scivola verso il turchese al punto da farlo diventare eccessivamente “balneare”, a meno di non utilizzare una penna dal flusso eccessivamente magro. Il testo è molto leggibile e perfettamente fotocopiabile. Con una penna dal flusso almeno medio può aiutare a compensare una calligrafia non proprio ideale, e spinge il lettore a lasciar perdere le considerazioni estetiche, focalizzandosi sul contenuto. Ci si presenta come persone concrete. Esattamente quel che serve in un ambiente di lavoro. L’unica caratteristica da tenere in considerazione è che non è un inchiostro indelebile.

Studenti.
Alternativa perfetta al classico Royal Blue per chi vuole un inchiostro più scuro e con una componente verde anziché porpora. Anche in questo caso. E’ un blu che non crea problemi, né per gli appunti personali né per compiti in classe o altri impegni formali. Non credo che un insegnante abbia a sollevare questioni nel correggere un compito in classe. Gli appunti presi con questo inchiostro sono molto leggibili e possono essere sottolineati o evidenziati con colori vivaci, per facilitarne lo studio. Ovviamente non si possono usare evidenziatori ad inchiostro liquido, perché non è resistente all’acqua.  Anche in questo caso suggerisco una penna dal flusso almeno medio. Non è un inchiostro indelebile né è particolarmente resistente all’acqua, ma a ben guardare nemmeno il Pelikan Royal Blue, ovvero l’inchiostro per eccellenza di molti studenti, lo è. Rispetto ad altre scelte ha il vantaggio non trascurabile di essere reperibile in cartuccia e di costare solo un po’ di più rispetto agli inchiostri più economici, restando quindi alla portata di molti studenti.

Correzioni/Annotazioni.
Direi di no. E’ un inchiostro che passa troppo inosservato per consentirne l’utilizzo per evidenziare, annotare o correggere del testo. Finirebbe per confondersi con quest’ultimo, soprattutto se lo si usa per correggere un testo scritto in blu. Qualche speranza la si ha solo con il nero, ma anche in questo caso suggerisco un colore più vivace.

Personale.
Fatta sempre salva la resistenza all’acqua, è un inchiostro che si presta benissimo anche all’uso personale, in tutte quelle situazioni in cui si vuole che il messaggio prevalga sul contenuto. Ad esempio per un biglietto di ringraziamento che si vuole sobrio, perché destinato ad una persona che non apprezzerebbe gli svarioni cromatici. Da questo punto di vista il blu è spesso preferibile al nero, perché il blu permette quel giusto pizzico di personalizzazione che il nero, troppo formale, non consente. Se utilizzato con un pennino che ne esalta le sfumature, un blu come questo coniuga la serietà insita nel colore scuro delle zone più sature, con quello più vivace delle zone dove la quantità di inchiostro sulla carta è minore.

Conclusioni
Il semplice fatto che uso questo inchiostro da tanti anni ne testimonia i tanti vantaggi rispetto ai pochi punti deboli. E’ un inchiostro che va bene nella maggior parte delle penne e per la quasi totalità degli utilizzi, anche se alcune ne esaltano le caratteristiche più di altre e costa solo un po’ di più rispetto a quelli più economici. Aggiungendo il fatto che è disponibile anche in cartucce e che è tra gli inchiostri più facili da trovare, secondo solo ai Pelikan della serie 4001, può rappresentare, come lo è stata per me, una valida alternativa per chi è stanco del solito Royal Blue. Un vero cavallo di battaglia per l’uso quotidiano, sia scolastico che lavorativo.




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