In tema di Hi-Fi agli inglesi viene riconosciuto pieno credito quasi esclusivamente per le casse acustiche, anche se nel tempo la gente ha imparato ad apprezzare anche qualche altro prodotto, come per esempio gli amplificatori QUAD.
Complice di questa scarsa considerazione è un estetica generalmente orrenda che, casse acustiche a parte, caratterizza gli apparecchi d'oltre manica. Personalmente ho imparato invece che gli inglesi sono spesso e volentieri stati avanti, dedicandosi molto più alla sostanza che alla forma. Anzi, la forma l'hanno proprio lasciata andare rendendo la gente persuasa che ci volesse un preciso impegno per realizzare cose così brutte: che il disinteresse per l'estetica da solo non potesse bastare. Fatto sta che quando negli anni del boom i produttori, giapponesi in testa, sfornavano cose bellissime, accattivanti, piene di manopole, tastini e strumenti, grandi oltre ogni giustificazione logica al solo scopo di appagare la vista, nell'Albione si realizzavano "cosi" piccoli, brutti, scarni dai colori improbabili che rarissimamente varcavano la Manica in quanto schifati dal resto del mondo perché nessuno si premurava di ascoltarli, scartando a priori l'ipotesi che apparecchi così brutti potessero suonare bene. E anche se veniva loro concessa una prova dietro l'insistenza di qualcuno "più avanti", il giudizio era sempre "ok, non suona male, ma come si fa senza almeno due ingressi tape monitor, con la possibilità di riversare le registrazioni in un senso e nell'altro?"
La testina Decca London come ben si può vedere dalle foto non fa eccezione: Brutta come poche: ricorda una scatoletta della Magnesia San Pellegrino dei tempi andati. Estetica a parte, ha poi delle particolarità del tutto singolari: una sola massa per i due canali* (si noti l'accricco da me realizzato per evitare di dover saldare i due fili assieme); è priva di stilo, ovvero del sottile peduncolo che collega la puntina al magnete (o la bobina) mobile: qui la puntina esce diritta fuori da una bobina; di fatto non appartiene né alla famiglia delle testine a magnete mobile, né a quella delle bobina mobile: ha una sonorità che ricorda le seconde ma una tensione di uscita analoga a quella delle prime e non necessita quindi di un ingresso phono particolarmente sensibile o addirittura un PRE-PRE. Lavora con una pressione sul disco che, abituati ai pesi da farfalla delle concorrenti, fa quasi inorridire: da 2 a 3 grammi, che è comunque ben lungi dai valori che possono compromettere l'integrità dei solchi nel vinile.
Necessita di bracci di notevole qualità perché non c'è lo stilo a smorzare eventuali inerzie nel seguire ed assecondare il movimento della puntina.
Ha un altro difetto: costa parecchio cara. Questa che è la "export", ovvero il modello base, viaggia intorno agli 800 euro; le versioni Maroon e Gold qualche centinaio di euro in più; le sorelle delle nuove generazioni Jubilee ed MI raggiungono cifre immorali (3/5 mila euro).
Il suono? Ascoltatela, se ne avete la possibilità. Garantisco che sarà una sorpresa.
*Questa è abbastanza vecchia; successivamente, dopo un drammatico consiglio di fabbrica, a strettissima maggioranza è passata la mozione di prevedere il quarto contatto.