Prima di tutto una premessa: la penna che mostro NON E' LA MIA.
E' nelle mie mani perché l'ho ritirata io del venditore (genovese) per conto di un amico che l'ha comprata.
Come si può vedere in realtà è un completo da scrivania, con bicchiere, base in marmo portoro e penna. Il tutto appare pressoché inusato e nella scatola originale. L'unica cosa che manca sono le istruzioni, che nello specifico sarebbero state molto utili.
Il collo della penna in si svita nel normale verso antiorario e non al contrario come nelle penne Zerollo: ciò ha una logica in quanto mancando il cappuccio non c'è il rischio di svitarla insieme al predetto.
La prima considerazione, pur influenzata dai gusti che possono differire da quelli di latri, è che sotto l'aspetto estetico Zerollo ci aveva abituato ad oggetti di ben altro fascino: la celluloide del corpo è abbastanza triste e la sua tinta non ha peraltro alcun richiamo col marmo della base. Neppure le proporzioni mi sembrano particolarmente azzeccate e l'insieme appare poco aggraziato.
Il calice poi è abbastanza triste: una trombetta di ebanite senza neppure un anello dorato ad impreziosirla un poco.
In compenso sulla rarità dell'oggetto c'è poco da dire e definirla assoluta non mi pare esagerato. Anche perché le poche penne da stiloforo Zerollo che mi è capitato di vedere sono strettamente derivate dalle penne da tasca, mentre questa sembra decisamente "per conto suo".
Ho cercato di documentare con diverse foto la penna, che volendo potete confrontare con le diverse foto delle Zerollo smontate che ci sono nell'amplio topic dedicato a questa penna; qui in particolare ce ne sono di particolarmente belle:
http://www.pennamania.it/forum/index.php?topic=2.msg63583#msg63583Le spire della filettatura sulle due semipenne interno appaiono decisamente più rade del solito: l'impressione che ce ne sia la metà di quelle solite sembrerebbe suffragata da alcune foto dove tra due spire sembra di vedere la traccia di una "asportata". La ragione potrebbe essere stata quella di cercare di diminuire gli attriti, perché il fondello, costituito dalla coda, non ha la vite centrale che lo ferma e se si forza si svita via.
Totalmente differente è poi la zona del puntale che appare un unico pezzo col corpo delle semipenne: mancano infatti le due viti che consentono nelle classiche Zerollo di togliere i puntali ed accedere al serbatoio interno rimuovendo la lamella metallica che le chiude dal lato interno.
Il conduttore ha una forma totalmente differente: non è a pettine ma liscio con solo due piccole tacche laterali.
Rimuovendo i pennini, tenuti in sede da due collari del tutto simili agli usuali ma metallici anziché in ebanite, si ha la sorpresa di non trovare al di sotto dei predetti dei canali capillari ma una zona appiattita documentata nelle foto.
Fatta la necessaria seconda premessa, che smontare queste penne per soddisfare la propria curiosità, senza conoscerne peraltro il modo, sarebbe rischioso e quindi folle (tanto più che non è neppure di mia proprietà), vi confesso che non ho capito neppure come si carica! Sicuramente non come le altre Zerollo: manca il foro sul corpo in cui si inserisce il perno celato sotto la testina del cappuccio o sotto la parte terminale del codale nelle altre penne Zerollo da stiloforo.