Dopo le fotografie e i video condivisi fino ad ora, credo che sia giusto anche provare a tirare le somme di questo Turin Penshow e di farlo pubblicamente, per questo, per chi si fosse perso i messaggi precedenti, ricapitolo i dati attinenti gli accessi:
Dalle 11:00 fino alle 18:00 sono entrate oltre 250 persone e sono state rilasciate oltre 54 ricevute di iscrizione, con circa i 3/4 degli accessi fatti da coppie, famiglie e gruppi.
Ricordo che la politica dell'Associazione Pennamania prevede che in caso di coppie, famiglie etc... Viene tesserata una sola persona. I minori di 18 anni non sono stati calcolati nel totale degli ingressi.
Certo, 250 persone non sono le oltre 2000 del pen show di Tainan oppure dei pen show americani etc... ma considerando lo stato in cui versano i pen show italiani, è certamente un buon dato, in crescita anche rispetto ai penshow torinesi degli anni passati.
I visitatori sono giunti un po' da tutta Italia ed anche da alcuni stati europei Francia e Svizzera in primis, alcuni accessi dalla Gran Bretagna, Spagna etc... inclusi diversi curiosi che pernottavano in albergo.
Ingressi e pubblico a parte, mi piace poter condividere con tutti voi alcune cose per me molto importanti, partiamo dalla prima fondamentale ovvero il progetto adotta una penna, idea che parte da lontano e che ha radici profonde, piantate all'interno di questo forum da Fenice con passione e tenacia. Questo progetto, per la prima volta è stato portato al Turin Penshow, e grazie agli sforzi passati, sempre per la prima volta, due aziende si sono interessate al progetto, Pelikan ha messo a disposizione le penne stilografiche scolastiche, Edelberg i pacchi di cartucce, senza contare la partecipazione al progetto di Fenice e Fenomeno con ulteriori penne e cartucce.
Il progetto ha avuto un buon successo, con diversi bambini accompagnati dai genitori a cui non solo è stata fatta adottare una stilografica ma è stato anche fatto un mini corso introduttivo sullo strumento, le sue caratteristiche etc... Potreste non crederci ma vedere dei bambini appassionarsi alla stilografica, alla scrittura in corsivo e al tempo stesso vedere anche i genitori entusiasti e felici perché i figli grazie alla stilografica riescono a scrivere senza fatica beh... non ha prezzo. Certo è presto per dire se quei giovani bambini e ragazzi, diventeranno i collezionisti del futuro ma se non altro il germoglio è stato seminato e sono dell'idea che sia importante proseguire su questa strada, continuando a portare il progetto adotta una penna anche alle prossime edizioni del Turin Penshow.
C'è però una cosa che alla maggior parte dei partecipanti sia come pubblico che come espositori, è sfuggita e che ha a che fare con la prima fotografia che ho condiviso, ovvero quella dell'allestimento che ripropongo qui sotto:
Come si vede l'allestimento e stato fatto dividendo i tavoli sostanzialmente in due tranche. A sinistra sono stati messi gli espositori che possiamo definire canonici a destra le new entry che da qualche hanno fanno parte dell'idea di penshow alternativo come le dimostrazioni di Ernesto Casciato, la calligrafia, meraki, penne moderne di design etc... A destra di questi, sono stati disposti i tavoli rotondi delle prove scrittura. Al fondo sotto il telo da proiezione, il tavolo di Alessandro Salami che ha dato prova del suo talento realizzando una penna stilografica dipinta dal vivo.
Non dirò mai se questa divisione tra espositori canonici a sinistra e nuove leve a destra sia stata casuale o voluta, pongo però un punto di riflessione legato anche ad alcuni post riguardanti il Turin Penshow pubblicati su Facebook. Secondo voi tra i due "schieramenti", quale ha riscosso più successo sia dal punto di vista dei visitatori che dal punto di vista delle vendite?
Provate a dare la risposta.
Al di la di quello che possiate pensare o non pensare, rispondere o non rispondere, sono dell'idea che il Turin Penshow, abbia prima di tutto nuovamente dimostrato come il concetto di pen show esclusivamente dedicato al mondo affaristico della penna d'epoca / usata, non sia almeno in Italia più sostenibile e che anzi, sia almeno qui nella nostra nazione una formula prossima all'estinzione. C'è bisogno di inventare nuovi format e il penshow torinese è dal 2016 che anno dopo anno si muove in questa direzione, spostando sempre di più l'attenzione su nuovi temi e cercando di contribuire alla nascita della prossima generazione di collezionisti. Utopia? Impossibile farlo? non lo so ma almeno ci proviamo e la partecipazione a questo evento di molti giovani mi/ci fa ben sperare.
Detto questo, al di la che tutto è migliorabile ed è giustissimo, sacrosanto, doveroso e necessario fare non soltanto autocritica ma anche tentare di migliorare anno dopo anno, sia nella realizzazione dell'evento che dell'allestimento, (cose a cui stiamo già lavorando per la prossima edizione), c'è però una cosa che mi rattrista molto e quello che sto' per scrivere oltre a pesarmi molto, temo che possa essere presa come una polemica anche se non è così. Mi riferisco alla partecipazione di quelli che poco sopra, ho chiamo i collezionisti canonici. A quanto pare, queste persone, non si sono rese conto di partecipare ad un penshow diverso, o perlomeno ad un penshow che sta tentando di essere diverso. Al contrario, si sono limitati a sedersi al proprio tavolo, proponendo oggetti in vendita senza trasmettere alcuna passione e/o curiosità negli oggetti in esposizione. Prendere possesso del tavolo e pensare di vendere senza un minimo di coinvolgimento, secondo me è ciò che oggi, un collezionista non può più permettersi, o almeno non qui in Italia dove il mondo del collezionismo classico è ormai saturo.
Questa situazione, mi ricorda un po' ciò che un tempo si studiava sui libri di scuola, ovvero di come al tempo di Colombo, i nativi americani scambiavano la loro terra in cambio di specchietti e perline.
Personalmente, sono dell'idea che il tempo degli specchietti e delle perline sia qui in Italia terminato da almeno un decennio ed anche qualcosa in più. Certamente, per alcuni collezionisti/commercianti la via più semplice è lasciare questo lido e andare alla ricerca di nuove terre dove sia ancora possibile vendere specchietti e perline. Sia chiaro, rispetto questa idea ma almeno per me, restare qui e investire in progetti nuovi, vale ancora la pena. Dopotutto, la situazione che oggi esiste in Italia, è anche figlia di chi con fare quasi predatorio, ha nel corso degli anni di fatto spolpato questo collezionismo, proponendo nel breve periodo specchietti e perline a caro prezzo, e nel lungo periodo senza preoccuparsi di costruire il futuro di questa passione.