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La OMAS ha tradito molti appassionati con una politica che sin dagli anni '80 ha posto la qualità molto in basso nei parametri della sua produzione: la "resina vegetale" oltre a non brillare per le qualità estetiche, si è rivelato un materiale instabile: anelli del cappuccio che si allentano, accoppiamenti corpo/cappuccio che si incastrano più che avvitarsi; non si contano poi le guide stantuffo che si sono sgranate, complice un dimensionamento decisamente sottostimato. Eppure le penne erano proposte a prezzi tutt'altro che economici facendo leva sul glorioso passato della casa bolognese. Ci sono state, è giusto ammetterlo, anche produzioni di qualità, come la serie in celluloide del 1992, venduta però ad un prezzo esorbitante e non priva neppure questa di problemi: chiedere ai possessori delle penne blu madreperlato, che si sono visti lentamente virare il colore verso il fucsia prima che si compisse l'alterazione del materiale con sgretolamento finale.
E' stato triste l'epilogo della storia di OMAS: negli ultimi anni passata da una proprietà ad un'altra, sempre con l'obiettivo di spremere gli ultimi rimasugli di credibilità del marchio, sino a quando l'ultimo acquirente ha tenuto la proprietà del nome e chiuso definitivamente la produzione o ciò che ne era restato.
Chi volesse provare la soddisfazione e l'emozione di possedere ed utilizzare una OMAS di quelle che hanno reso il marchio italiano un riferimento sia per qualità che per estetica, dovrebbe acquistare una Lucens od una Extra Lucens: Sono penne purtroppo molto quotate sul mercato collezionistico, però se non si ha fretta e ci si accontenta di un modello nero (che comunque ha il corpo semitrasparente ed è elegantissima) si può riuscire a trovarla ad un costo non esorbitante: sono penne belle, affidabili una volta fatta una manutenzione non particolarmente complessa, e soprattutto dotate di ottimi pennini, decisamente imparagonabili rispetto ai Bock adottati nella produzione moderna.