Autore Topic: Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?  (Letto 279 volte)

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Online Giuseppe Tubi

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Visitando il sito Ali Express e digitando nella ricerca "stilografica" si accede ad un mare di offerte: molte sono copie, generalmente di penne blasonate, altre sono "originali", più o meno belle, più o meno care; dipende dai gusti. Visto che l'impegno economico richiesto è davvero modesto, circa un anno fa ne ho acquistato una, così per vedere di che si trattava. Si trattava di una Majohn A2: palesemente una copia della Pilot Capless. Costo una trentina di euro, spedizione inclusa.
Quando arriva e posso prenderla in mano e guardarla da vicino resto sbalordito: realizzata bene, completa di cartuccia riutilizzabile e converter è talmente uguale alla Pilot che le parti sono intercambiabili. La giapponese ha un pennino d'oro, mentre la cinese ha un pennino in acciaio disponibile solo nella misura EF. Sarà merito anche della bellissima tinta turchese, ma per il mio gusto esteticamente la Majohn è più gradevole, con la sua finitura finemente sfaccetata. Perderebbe invece se confrontata al vecchio modello della Capless, anch'essa sfaccettata, ma soprattutto con la parte metallica che integra puntale e clip in un unica fusione metallica e non  con il fermaglio graffato come le attuali (ed anche la Majohn).
Provata su carta la cinese riserva altre sorprese: per essere un EF (ed è davvero molto sottile) il pennino si rivela scorrevole specie con inchiostri di buona qualità. Di flessibilità neppure a parlarne, ma d'altra perte neppure il pennino della Capless accenna a flettere.
Ciò che è davvero stupefacente è la capacità di riprendere a scrivere dopo essere lasciata inattiva: dopo più di un mese... partenza istantanea.
Molto di recente bazzicando su Ali Express (tra parentesi sono serissimi) la mia attenzione è attratta da un'altra stilografica, anch'essa della Majohn: il modello V60. Sembra la fotocopia di una Omas 360; viene specificato che il caricamento è a stantuffo ed è proposta in diversi colori, ognuno dei quali può essere scelto con finiture dorate od in metallo bianco: nera, gialla, bordeaux, bianco. Anche sui pennini c'è qualche opzione. Ovviamente è disponibile anche la versione roller. In realtà i colori effettivamente acquistabili sono pochi, forse sono andate esaurite, forse saranno proposte più care a "borsa nera"? Chissà! fatto sta che decido di prendere la versione bordeaux con finiture bianche e pennino da 0.5 mm. Costo 32,09 euro.
E' arrivata oggi. Anche questo qualitativamente sembra un buon prodotto: lo stantuffo è morbido e fluido, ed a fine corsa la tre facce di corpo e fondello sono perfettamente allineate. Lo scatto del cappuccio sul corpo è preciso e l'accoppiamento saldo, mentre calzato sul fondo il cappuccio ha un accoppiamento alquanto precario. E' leggermente più piccola della 360 originale, ma ad occhio e croce (potrei sbagliarmi) mi pare più grande della versione "piccola" della Omas, che peraltro era a cartuccia. Una volta caricata l'ho appena testata, ma posso dire che il pennino (in acciaio) ha un tratto che definirei medio/fine ed una scorrevolezza eccellente. Anche in questo caso di flessibilità non se ne parla: il pennino della Omas (in oro 18 con maschera in palladio) flette appena e con una pressione decisa. Nulla a che vedere con i vecchi pennini Omas/Comit.
Allego una piccola galleria dove i cloni sono accostati agli originali.



Online turin-pens

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #1 il: Dicembre 21, 2024, 19:17:54 pm »
Non posseggo cloni cinesi ma seguo l'evolversi della situazione con vivido interesse tanto da provare a snocciolare un paio di considerazioni storico-sociali che mi intrigano. Prima di tutto non boicotto per partito preso la nascita dei cloni cinesi, anzi come ho scritto la questione mi intriga e non poco poiché è ciò che a cavallo tra i primi del '900 e gli anni la fine degli anni '60 è avvenuto anche in Italia e non solo nel campo delle penne stilografiche.
La stessa Aurora è nata producendo dei cloni di Waterman, così come molte aziende si sono cimentate nella produzione di cloni Duofold, Vacumatic, Lifetime, 42 etc...
Ciò che secondo me c'è di bello e interessante nei cloni cinesi e che noi oggi possiamo osservare questo "fenomeno" in tempo reale. Mentre con le penne d'epoca abbiamo una visione in differita, con le penne cinesi invece è qui e ora.
Possiamo osservare i primi passi più o meno incerti e le successive evoluzioni fino ad arrivare alle produzioni più mature che come giustamente ha mostrato Giuseppe Tubi, denotano un livello qualitativo più o meno alla pari o perlomeno adeguato al valore a cui sono offerte le penne.
La seconda questione è che in certi casi, i prodotti cinesi potrebbero addirittura essere superiori ai prodotti made in Italy o made in Japan etc... Onestamente, non mi stupirei se il clone cinese della Omas 360 fosse qualitativamente e oggettivamente migliore dell'originale Omas; dopotutto la 360 originale era costruita talmente male che fare di peggio è praticamente impossibile anche in virtù dell'esborso economico realmente modesto della controparte cinese.

Online Giuseppe Tubi

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #2 il: Dicembre 21, 2024, 21:25:26 pm »
Sono lieto di avere innescato un dibattito - che spero possa allargarsi - sull'argomento delle penne cinesi.
Parlando del rapporto qualità/prezzo, credo che per quanto offre il mercato, possa definirsi imbattibile o quasi. Per fortuna le penne per ora non mi sono cadute, quindi non posso esprimermi sulla robustezza del materiale, che per il resto è molto lucido, non appare particolarmente delicato e trasmette buone sensazioni al tatto. Le cromature e gli altri trattamenti superficiali delle parti metalliche danno l'impressione di essere di buona qualità.
Analizzando il raffronto con le penne originali sono necessarie considerazioni diverse; come ho scritto dal punto di vista estetico per il mio gusto la Majohn A2 è più bella della Pilot Capless alla quale l'ho affiancata: più gradevole il corpo finemente sfaccettato che quello tondo, ed anche la parte puntale - clip della cinese mi sembra più riuscita. L'argomento di peso che può vantare la nipponica è il pennino in oro disponibile in molte gradazioni. Ho l'impressione che ultimamente il prezzo della Pilot sia drasticamente sceso: non so se la casa giapponese proponga versioni più economiche, (forse col pennino in acciaio?), anche se all'apparenza sembrano sempre uguali. In rete ho visto esemplari nuovi a meno di 100 euro. Che la presenza della A2 Majohn sul mercato si faccia sentire?
Sulla Omas 360 e la sua rivale Majohn V60 il discorso qualità tocca nervi scoperti; mentre la qualità Pilot è ineccepibile, sulla qualità Omas occorre stendere ancora una volta un velo pietoso. Ad onor del vero la mia 360 che risale alla prima produzione è tutt'oggi perfetta, ma mi sono passati per le mani esemplari, in particolari della versione "economica" più piccola ed a cartuccia, costruiti con una qualità che sarebbe largamente deficitaria anche se fosse fosse costata meno di 20 euro. E ne costava più di dieci volte tanto.
Sicuramente nella Omas è superiore il gruppo scrittura: la condotta a livello qualitativo è sicuramente una delle migliori tra quelle in allora presenti sul mercato ed il pennino è in oro 18Kt, anche se, estetica e materiale a parte, il pennino è un Bock per il quale la definizione più calzante direi che è "onesto". Il gruppo scrittura della penna cinese prevede un conduttore in plastica simile a moltissimi altri ed un pennino in acciaio esteticamente gradevole. Condotta e pennino per quanto ho potuto constatare svolgono comunque diligentemente il loro lavoro ed anche facendo veloci svolazzi non si nota nessuna incertezza nel tratto.
A mio avviso ci sono ancora da fare alcune considerazioni di natura etica. Copiare i prodotti di successo altrui permette di saltare a piè pari il lavoro di ricerca estetica ed evita anche la possibilità di sbagliare. Indubbiamente un bel risparmio anche se moralmente assai discutibile. A fronte di questo aspetto c'è però da considerare che ormai l'immagine del cinesino che lavora dodici ore al giorno per un piatto di riso è del tutto irreale visto che le retribuzioni non sono poi così distanti da quelle occidentali. Allora come è possibile giustificare una differenza di prezzo tra una Majohn che si acquista a poco più di 30 euro ed una Omas che oggi non ne costerebbe sicuramente meno di 5-600? Perché poi, e mi si corregga se sbaglio, una Capless che sino a non molto tempo fa costava più di 200 euro, oggi si può acquistare ad un ottantina di euro?
Aggiungo le foto di qualche particolare che da un'idea della qualità costruttiva della V60

Online turin-pens

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #3 il: Dicembre 22, 2024, 19:32:00 pm »
Il discorso tocca giustamente e necessariamente nervi scoperti.
È innegabile che per quanto riguarda i marchi occidentali (in primis i più blasonati) negli ultimi 25 / 30 anni l'aumento considerevole dei prezzi non è stato sostenuto da un parallelo aumento della qualità: anzi sembra proprio l'opposto: più alto il prezzo più bassa la qualità con la conseguenza che le vendite sono diminuite anno dopo anno per poi crollare nell'ultimo biennio in cui quasi tutti segnano fatturati con segno meno.
Prima dell'euro (quindi fine anno 90 primi 2000) produrre una penna stilografica che al pubblico veniva offerta a 100.000 lire, aveva un costo di produzione di 4000 lire - pennino in acciaio incluso - .
Oggi tra conversione euro, inflazione e caro energia comunque sia non si arriva a   superare i 10 euro. Certamente di più delle 4000 lire di un tempo ma ancora in grado di garantire un guadagno molto molto alto. Certo ci sarebbero altre considerazioni da fare ma credo che se fossero offerte al pubblico alla metà del prezzo attuale molte di esse riuscirebbero ad erodere parte dei consensi che negli ultimi tempi hanno acquisito le penne cinesi. Fermo restando che le cinesi in molti casi hanno raggiunto una maturità estetico-qualitativa buona e una affidabilità nell'uso quotidiano da primi della classe.




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Offline tribbo

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #4 il: Dicembre 27, 2024, 11:37:21 am »
Seguo con molto interesse il dibattito sulla produzione cinese. Fino a poco tempo fa non avrei neanche lontanamente considerato l’acquisto di una di queste penne, ma oggi, a seguito delle varie considerazioni positive lette in rete o anche discusse direttamente, devo dire che ho cambiato idea e ho comprato anche io la mia “prima cinese” ovvero proprio una V60

Devo dire che mi trovo perfettamente d’accordo con Tubi, non ho purtroppo una originale Omas da poter confrontare ma mi sono trovato benissimo quanto a estetica e qualità di scrittura… tanto è vero che è stata una delle due penne che mi sono portato ora in vacanza

Come risultato… ora rivolgo una certa attenzione alla proposta cinese e se la prima esperienza è stata questa non posso escludere di comprarmi un’altra di queste copie…

un interrogativo però rimane: meglio avere poche penne originali o più penne copia di penne iconiche?
Al di là delle opportune considerazioni etiche e commerciali, il collezionista/raccoglitore che e’ in me propenderebbe assolutamente per la prima ipotesi ma… dove mettiamo il divertimento di poter giocare con penne che ci appagano esteticamente, dalle prestazioni più che degne e che possiamo portarci in giro senza troppi pensieri? Inoltre il prezzo raggiunto da queste penne iconiche originali spesso e’ veramente proibitivo
E poi, come ha scritto Riccardo anche la manifattura italiana a suo tempo si è dedicata a fare copie di penne più famose…

Online Giuseppe Tubi

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #5 il: Dicembre 27, 2024, 12:38:55 pm »
Secondo me la domanda se ha senso comprarsi penne originali prevede due risposte, una di tipo razionale ed una irrazionale: razionalmente risponderei generalmente no, a meno che non si riscontrino evidenti differenze nell'utilizzo a favore delle penne di nobile stirpe Francamente a favore della 360 argomenti faccio davvero fatica a trovarne: sulla robustezza/qualità costruttiva non avrei dubbi a preferire la Majohn; tra parentesi ne ho ordinato una seconda, in resina trasparente e si vede chiaramente che parte del caricamento è realizzata in metallo: cose che la Omas se le sogna. La migliore qualità del gruppo scrittura Omas, che poco o nulla si apprezza nell'utilizzo, non serve a recuperare il gap a vantaggio della cinese.
Ci potrebbe essere ancora da valutare la conservazione del valore nel tempo: premesso che se qualcuno pensa di poter fare un buon investimento con le penne, gli suggerirei di farsi visitare, partirei dal dato di fatto che visto il costo, la Majohn ha veramente poco da perdere; pochi rimpianti quindi se in qualche anno il suo valore fosse nullo. Per la Omas il discorso è diverso: si potrebbe anche sperare che nel tempo possa incrementare di un pò il suo valore. Forse. E naturalmente a patto che nel frattempo non denunci i frequenti problemi di stabilità del materiale: una penna gibbosa, con gli anelli che ballano non la vorrebbe nessuno e si potrebbe solo sperare di recuperare qualcosa dalle parti sane vendendole come ricambi.
Sulla Pilot Capless e la sua copia con gli occhi a mandorla le valutazioni sono un pò differenti anche se la sostanza non cambia di molto. In questo caso la qualità dell'originale non si discute: le Pilot sono costruite decisamente bene: non che la Majohn A2 sia molto da meno, ma la disponibilità del solo pennino EF è sicuramente un limite: fa egregiamente il suo lavoro, ma non a tutti piace un pennino extra fine. Sulla conservazione del valore nel tempo, per la cinese vale sempre la considerazione che ha ben poco da perdere; la Pilot originale ha sempre conservato bene il suo valore sul mercato dell'usato, ma se, come pare, la casa nipponica ha ridotto i prezzi è difficile non pensare che la cosa avrà ripercussioni anche sull'usato.
C'è poi l'aspetto irrazionale, il piacere edonistico di possedere l'originale e chissenefrega se la copia funziona uguale o magari meglio: la mia penna ha il blasone ed io non rischio la figura del "vorrei ma non posso".

Offline stefadot

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #6 il: Dicembre 27, 2024, 18:38:44 pm »
purtroppo per mancanza di tempo seguo saltuariamente questo sito, sebbene sia un "drogato" di stilografiche, sin dai tempi delle medie quando in alto adige era d'obbligo scrivere con le stilografiche, la mitica pelikan 120. ad oggi ne posseggo decine, fra cui una pelikan toledo originale. aggiungo di essere uno sfegatato fan delle pelikan anni '50 (140, 400, 400nn, ne possiedo uno svariato numero).
vengo ora al dibattito sulle cinesi, mi fa molto piacere che sia stato innescato proprio da giuseppe tubi. da qualche anno mi sono avvicinato a questo mercato, peraltro imbattibile dal punto di vista della convenienza economica e posso affermare con una certa cognizione di causa che in appena una manciata di anni la qualità è enormemente migliorata.
rilevo però che la discussione è stata, almeno per ora, limitata alla marca majohn, di cui possiedo svariati modelli di entrambe le capless a1 e a2. sono di ottima fattura e scrivono molto bene, ma ho rilevato che alcuni gruppi scrittura hanno cominciato a gocciolare quando il pennino è ritratto e non sono ancora riuscito ad individuarne la causa.
ciò detto, vengo ad una altra marca la jinhao, di cui ho acquistato vari modelli, tutti copie di penne peraltro famose, le parker e le lamy, nello specifico la 51 per la prima marca, la safari per la seconda. ometto intenzionalmente qualsiasi considerazione sul fatto che si tratti di copie delle originali, ma sono rimasto stupefatto del livello qualitativo. alcuni modelli sono acquistabili anche su amazon, a prezzi assolutamente sbalorditivi (ad es. cinque penne per poco più di 15 euro). e tutte scrivono benissimo, senza perdere un colpo.
un'altra marca cinese che ho sperimentato è la lanbitou, i materiali sono buoni, i gruppi scrittura pure, sebbene reputi tale marca leggermente inferiore sia alla majohn che alla jinhao. in questo caso, le copie sembrano essere della twsbi di taiwan, prodotta però in cina a quanto mi risulta; e della platinum curidas, di cui possiedo anche l'originale. anche in questo caso i prezzi sono veramente bassi. per quanto attiene, però alla copia della curidas, ho rilevato il fastidiosissimo difetto di una rapidissima essiccazione dell'inchiostro, sebben il tratto sia fluido e molto piacevole, per quanto fine (a me piacciono i pennini tipo i classici pelikan con tratto variabile a seconda della pressione esercitata).
concludo questo pistolotto tornando sull'argomento dell'evoluzione qualitativa delle produzioni cinesi, che ho rilevato essere veramente rapida: non appena 5-6 anni fa avevo acquistato una copia jinhao della lamy safari e il materile utilizzato era veramente scadente, una plastica che si è rotta poco dopo l'acquisto. la qualità attuale non ha nulla da invidiare a quella dei materiali di stilografiche occidentali dal costo enormemente superiore.
che dire? nella speranza di aver contribuito a vivacizzare ulteriormente questo interessantissimo topic

Online Giuseppe Tubi

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #7 il: Dicembre 27, 2024, 19:22:30 pm »
Hai assolutamente ragione: dell'universo cinese ho considerato solo la Majohn; ma il motivo è... che ho solo quelle due penne. Anche se ad onor del vero tra non molto mi dovrebbe arrivare la seconda V60 e della copia Capless ne ho fatto comprare una ad un amico, anche li soddisfattissimo. Un altro conoscente mi ha detto di avere comprato una copia di non ricordo quale serie speciale Montblanc e che secondo lui non ha nulla da invidiare all'originale (che possiede).
E' più che probabile che la qualità di questi prodotti sia sostanzialmente migliorata di recente: d'altra parte anche i prezzi, seppur convenientissimi, sono sensibilmente aumentati.
Per quanto riguarda la tua Majohn/Capless che sgocciola, ti enuncio una regola generale: quando si presenta questo difetto la causa è sempre riconducibile ad un trafilaggio d'aria; controlla quindi che l'imboccatura della cartuccia o converter che sia salda, controllando che non si sia leggermente slabbrata o sia presente qualche crepa: se hai più di una penna prova ad invertire questa parte e controllare se il difetto è ancora presente o meno.

Offline stefadot

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #8 il: Dicembre 27, 2024, 20:14:26 pm »
provate la jinhao copia della parker 51 con stelo trasparente, su amazon il set viene venduto in cinque pezzi a poco più di 15 euro. resterete sorpresi della qualità complessiva. esiste poi una versione con stelo in resina e cappuccio a vite, un poco più costosa, ma con gruppo scrittura equivalente.
sempre della jinhao esiste poi la copia delle sailor, sia in resina che plastica trasparente. anche in questo caso, stilografiche veramente buone ad un costo irrisorio al confronto delle originali.
a giuseppe tubi un grazie per la pronta replica

Offline stefadot

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #9 il: Dicembre 28, 2024, 12:45:39 pm »
giusto per dare un'idea delle stilografiche jinhao, allego di seguito alcune foto delle repliche lamy safari e parker 51. costano pochissimo, sono di ottima fattura con impiego di ottimi materiali e scrivono benissimo. e vi parla uno che non è amante delle copie spudorate, ma devo ammetterne la qualità complessiva. forse le blasonate marche occidentali dovrebbero riflettere

Offline musetta

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #10 il: Gennaio 03, 2025, 17:07:36 pm »
Questo topic ha suscitato la mia curiosità è così ho appena acquistato su Aliexpress una Majohn A2!

Online Giuseppe Tubi

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Re:Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?
« Risposta #11 il: Gennaio 04, 2025, 11:21:01 am »
Vedrai che ti lascerà piacevolmente sorpresa.

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