Autore Topic: Delta No-Nuke la penna che non ha osato  (Letto 143 volte)

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Delta No-Nuke la penna che non ha osato
« il: Aprile 07, 2025, 17:03:47 pm »
Era il 1994 quando Delta si fece notare con la No-Nuke, la prima penna realizzata in fibra di carbonio vetrificata e titanio.
A distanza di anni, non saprei dire se definirla bella o meno. Di certo, si distingueva nettamente dalla concorrenza dell’epoca, introducendo materiali allora considerati esotici.

Peccato per la mancanza di coraggio e visione da parte di Delta che, come in molti altri casi, propose idee all’avanguardia ma deboli sul piano tecnico. In questo caso, uno dei difetti principali era la pessima qualità delle incisioni laser: spesso disallineate, con sovrapposizioni dei punti e una pressoché totale assenza di continuità nel tratto.

Un bel tentativo, naufragato però già il giorno stesso della sua presentazione.


















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Re:Delta No-Nuke la penna che non ha osato
« Risposta #1 il: Aprile 08, 2025, 10:01:58 am »
Proseguendo il discorso sui limiti tecnici di questa penna — e, più in generale, di molte penne Delta — cerco di spiegare in modo semplice alcuni difetti rilevanti.

Uno dei problemi principali è la discontinuità del tratto durante la scrittura. Questo difetto sembra dipendere da un gruppo scrittura poco efficace (probabilmente fornito da Bock), composto da una condotta in plastica di bassa qualità e da un pennino in oro 18 kt che, nonostante il materiale pregiato, risulta “sordo”, cioè privo di sensibilità e reattività. A peggiorare la situazione c’è la quasi totale assenza della curvatura (la cosiddetta centina) che di solito dà flessibilità al pennino. Al suo posto troviamo un profilo tronco-conico, più rigido, che rende il tratto ancora meno fluido e contribuisce alla tendenza del pennino a staccarsi dalla condotta, causando frequenti interruzioni nel flusso dell’inchiostro.

Anche le finiture in titanio, sebbene interessanti e originali, lasciano a desiderare nella qualità esecutiva. L’idea di combinare curve morbide con linee nette poteva essere interessante, ma gli spigoli vivi e quasi taglienti sono sgradevoli, sia alla vista che al tatto. Sarebbe bastata un po’ più di attenzione nei dettagli — piccoli smussi, raccordi minimi — per migliorare di molto l’esperienza d’uso. Un esempio su tutti: le viti in titanio che tengono fermo il fermaglio hanno il taglio per il cacciavite con bordi vivi e affilati, un dettaglio trascurato che conferma la mancanza di rifinitura complessiva.

 

       
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