Proseguendo il discorso sui limiti tecnici di questa penna — e, più in generale, di molte penne Delta — cerco di spiegare in modo semplice alcuni difetti rilevanti.
Uno dei problemi principali è la discontinuità del tratto durante la scrittura. Questo difetto sembra dipendere da un gruppo scrittura poco efficace (probabilmente fornito da Bock), composto da una condotta in plastica di bassa qualità e da un pennino in oro 18 kt che, nonostante il materiale pregiato, risulta “sordo”, cioè privo di sensibilità e reattività. A peggiorare la situazione c’è la quasi totale assenza della curvatura (la cosiddetta centina) che di solito dà flessibilità al pennino. Al suo posto troviamo un profilo tronco-conico, più rigido, che rende il tratto ancora meno fluido e contribuisce alla tendenza del pennino a staccarsi dalla condotta, causando frequenti interruzioni nel flusso dell’inchiostro.
Anche le finiture in titanio, sebbene interessanti e originali, lasciano a desiderare nella qualità esecutiva. L’idea di combinare curve morbide con linee nette poteva essere interessante, ma gli spigoli vivi e quasi taglienti sono sgradevoli, sia alla vista che al tatto. Sarebbe bastata un po’ più di attenzione nei dettagli — piccoli smussi, raccordi minimi — per migliorare di molto l’esperienza d’uso. Un esempio su tutti: le viti in titanio che tengono fermo il fermaglio hanno il taglio per il cacciavite con bordi vivi e affilati, un dettaglio trascurato che conferma la mancanza di rifinitura complessiva.