Questi pochi argomenti danno un sacco di spunti per riflessioni anche di carattere generale.
Un colore un po' più scuro (forse persino un filo tetro) non può giustificare un incremento così marcato del prezzo. Ammesso e non concesso che di prezzo reale si tratti; non mi stupirei infatti se entro poco tempo la penna si trovasse per canali alternativi ad un prezzo simile a quello della Optima "normale".
Commercialmente capisco poco questo scimmiottare la politica Montblanc quando è chiaro che Aurora, pur potendo competere e magari anche surclassare i prodotti della casa di Amburgo sotto profilo tecnico, come marchio è ben lungi dal possedere le capacità ipnotiche che fanno diventare desiderabile al pubblico qualsiasi strzt dotata di stella bianca.
Detto ciò vorrei parlare del feeling. Bastano la perfezione e l'affidabilità totale a farlo scattare? Secondo me no. Possono certamente esserne una componente, danno sicurezza ed azzerano le ansie, ma col tempo inducono la prevedibilità che è l'anticamera della monotonia.
Io per sentire qualcosa veramente "mio" ho bisogno d'instaurarci un rapporto intimo che si può raggiungere solo avendolo modificato, riparato, adattato alle proprie esigenze o quantomeno averlo smontato, analizzato, svelata e compresa l'anima.
Da giovane, negli anni '80 ho amato le Guzzi, in particolare la Le Mans III, che ho amato profondamente. L'ho amata perché all'epoca, di fatto ti vendevano un prodotto "semifinito", che poi dovevi tu completare e rendere rispondente alle tue esigenze. Ricordo che la mia, acquistata nuova, aveva il blocca sterzo che non si chiudeva: sono bastati due colpi di lima per togliere un pelo di "bava " di lavorazione, ma a Mandello del Lario non l'avevano fatto. Certe volte ti veniva doglia di andarci, lì sul Lago di Como, armato di un leccio da picchiare ripetutamente sul capo di quelle teste di ghisa, capaci di partorire moto eccellenti nella sostanza ma farcite di cazzate incredibili. Ve ne racconto un paio: la Le Mans, data con parecchio ottimismo per i 240 Km/h, aveva quello che oggi viene chiamato PASS, ovvero il lampeggio, collegato sull'anabbagliante anziché sull'abbagliante. La morale è che se viaggiavi con le luci accese non funzionava. Dovetti modificarmelo e spostarlo sull'abbagliante. Dopo la Le Mans presi la T5, d'impostazione più turistica e più comoda. A Mandello erano rimasti affascinati dalla Honda Bol D'Or (era davvero bella!): in particolare furono colpiti dallo spoiler ricavato sul parafango anteriore, che sicuramente era una trovata esclusivamente estetica, ma faceva figo. "Anche noi!" devano aver detto in Guzzi; detto fatto la nuova T5 ebbe il suo parafango spoilerato. Peccato che quell'appendice esigeva un pesante prezzo da pagare per la sua estetica: era stata infatti inconsapevolmente collocata e sagomata in modo che in caso di pioggia convogliava l'acqua con sapiente malignità e precisione esattamente sullo spinterogeno, la cui impermeabilizzazione non era attrezzata a far fronte a quella concentrazione e dopo un certo numero di km macinati sotto l'acqua battente qualcosa lasciava trafilare, con gli effetti facilmente immaginabili.