Quello che mi accingo a mostrarvi qui è una delle ricostruzioni più impegnative che abbiamo affrontato ultimamente. Partiamo però dall'inizio, come saprete, personalmente, non ho mai avuto particolare simpatia per le stilografiche realizzate dalla Delta, se non per la No-Nuke a causa dei materiali con cui venne realizzata, essendo di fatto la prima del suo genere, anche se non mi sono mai risparmiato nel definirla una benna bella, innovativa ma che non scrive.
Uno dei casi in cui la Delta in qualche modo ha dato prova della sua "inesperienza costruttiva", è stato quando ha presentato il modello Pompei. Parliamoci chiaro, esteticamente, l'ho sempre trovata una penna ben riuscita (come la No-Nuke) ma tecnicamente, fallace come la madre in fibra di carbonio e titanio.
La Delta Pompei, così come molte Visconti, essendo realizzata in celluloide o acetato, ha seri problemi di stabilità e spesso questo si traduce in situazioni a dir poco problematiche, con parti che si deformano, cristallizzano e si crepano. Uno dei principali punti deboli della Delta Pompei è il labbro del cappuccio che come possiamo vedere in queste prime immagini, è realizzato in due parti dove, la parte sottostante rastremata, è poi cinturata da un debole anellino sempre in celluloide. Anellino che non si capisce bene con cosa sia stato fissato.