Autore Topic: Stilografiche cinesi: sono solo ciofeche o hanno una loro ragione di essere?  (Letto 32 volte)

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Online Giuseppe Tubi

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Visitando il sito Ali Express e digitando nella ricerca "stilografica" si accede ad un mare di offerte: molte sono copie, generalmente di penne blasonate, altre sono "originali", più o meno belle, più o meno care; dipende dai gusti. Visto che l'impegno economico richiesto è davvero modesto, circa un anno fa ne ho acquistato una, così per vedere di che si trattava. Si trattava di una Majohn A2: palesemente una copia della Pilot Capless. Costo una trentina di euro, spedizione inclusa.
Quando arriva e posso prenderla in mano e guardarla da vicino resto sbalordito: realizzata bene, completa di cartuccia riutilizzabile e converter è talmente uguale alla Pilot che le parti sono intercambiabili. La giapponese ha un pennino d'oro, mentre la cinese ha un pennino in acciaio disponibile solo nella misura EF. Sarà merito anche della bellissima tinta turchese, ma per il mio gusto esteticamente la Majohn è più gradevole, con la sua finitura finemente sfaccetata. Perderebbe invece se confrontata al vecchio modello della Capless, anch'essa sfaccettata, ma soprattutto con la parte metallica che integra puntale e clip in un unica fusione metallica e non  con il fermaglio graffato come le attuali (ed anche la Majohn).
Provata su carta la cinese riserva altre sorprese: per essere un EF (ed è davvero molto sottile) il pennino si rivela scorrevole specie con inchiostri di buona qualità. Di flessibilità neppure a parlarne, ma d'altra perte neppure il pennino della Capless accenna a flettere.
Ciò che è davvero stupefacente è la capacità di riprendere a scrivere dopo essere lasciata inattiva: dopo più di un mese... partenza istantanea.
Molto di recente bazzicando su Ali Express (tra parentesi sono serissimi) la mia attenzione è attratta da un'altra stilografica, anch'essa della Majohn: il modello V60. Sembra la fotocopia di una Omas 360; viene specificato che il caricamento è a stantuffo ed è proposta in diversi colori, ognuno dei quali può essere scelto con finiture dorate od in metallo bianco: nera, gialla, bordeaux, bianco. Anche sui pennini c'è qualche opzione. Ovviamente è disponibile anche la versione roller. In realtà i colori effettivamente acquistabili sono pochi, forse sono andate esaurite, forse saranno proposte più care a "borsa nera"? Chissà! fatto sta che decido di prendere la versione bordeaux con finiture bianche e pennino da 0.5 mm. Costo 32,09 euro.
E' arrivata oggi. Anche questo qualitativamente sembra un buon prodotto: lo stantuffo è morbido e fluido, ed a fine corsa la tre facce di corpo e fondello sono perfettamente allineate. Lo scatto del cappuccio sul corpo è preciso e l'accoppiamento saldo, mentre calzato sul fondo il cappuccio ha un accoppiamento alquanto precario. E' leggermente più piccola della 360 originale, ma ad occhio e croce (potrei sbagliarmi) mi pare più grande della versione "piccola" della Omas, che peraltro era a cartuccia. Una volta caricata l'ho appena testata, ma posso dire che il pennino (in acciaio) ha un tratto che definirei medio/fine ed una scorrevolezza eccellente. Anche in questo caso di flessibilità non se ne parla: il pennino della Omas (in oro 18 con maschera in palladio) flette appena e con una pressione decisa. Nulla a che vedere con i vecchi pennini Omas/Comit.
Allego una piccola galleria dove i cloni sono accostati agli originali.



Online turin-pens

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Non posseggo cloni cinesi ma seguo l'evolversi della situazione con vivido interesse tanto da provare a snocciolare un paio di considerazioni storico-sociali che mi intrigano. Prima di tutto non boicotto per partito preso la nascita dei cloni cinesi, anzi come ho scritto la questione mi intriga e non poco poiché è ciò che a cavallo tra i primi del '900 e gli anni la fine degli anni '60 è avvenuto anche in Italia e non solo nel campo delle penne stilografiche.
La stessa Aurora è nata producendo dei cloni di Waterman, così come molte aziende si sono cimentate nella produzione di cloni Duofold, Vacumatic, Lifetime, 42 etc...
Ciò che secondo me c'è di bello e interessante nei cloni cinesi e che noi oggi possiamo osservare questo "fenomeno" in tempo reale. Mentre con le penne d'epoca abbiamo una visione in differita, con le penne cinesi invece è qui e ora.
Possiamo osservare i primi passi più o meno incerti e le successive evoluzioni fino ad arrivare alle produzioni più mature che come giustamente ha mostrato Giuseppe Tubi, denotano un livello qualitativo più o meno alla pari o perlomeno adeguato al valore a cui sono offerte le penne.
La seconda questione è che in certi casi, i prodotti cinesi potrebbero addirittura essere superiori ai prodotti made in Italy o made in Japan etc... Onestamente, non mi stupirei se il clone cinese della Omas 360 fosse qualitativamente e oggettivamente migliore dell'originale Omas; dopotutto la 360 originale era costruita talmente male che fare di peggio è praticamente impossibile anche in virtù dell'esborso economico realmente modesto della controparte cinese.

Online Giuseppe Tubi

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Sono lieto di avere innescato un dibattito - che spero possa allargarsi - sull'argomento delle penne cinesi.
Parlando del rapporto qualità/prezzo, credo che per quanto offre il mercato, possa definirsi imbattibile o quasi. Per fortuna le penne per ora non mi sono cadute, quindi non posso esprimermi sulla robustezza del materiale, che per il resto è molto lucido, non appare particolarmente delicato e trasmette buone sensazioni al tatto. Le cromature e gli altri trattamenti superficiali delle parti metalliche danno l'impressione di essere di buona qualità.
Analizzando il raffronto con le penne originali sono necessarie considerazioni diverse; come ho scritto dal punto di vista estetico per il mio gusto la Majohn A2 è più bella della Pilot Capless alla quale l'ho affiancata: più gradevole il corpo finemente sfaccettato che quello tondo, ed anche la parte puntale - clip della cinese mi sembra più riuscita. L'argomento di peso che può vantare la nipponica è il pennino in oro disponibile in molte gradazioni. Ho l'impressione che ultimamente il prezzo della Pilot sia drasticamente sceso: non so se la casa giapponese proponga versioni più economiche, (forse col pennino in acciaio?), anche se all'apparenza sembrano sempre uguali. In rete ho visto esemplari nuovi a meno di 100 euro. Che la presenza della A2 Majohn sul mercato si faccia sentire?
Sulla Omas 360 e la sua rivale Majohn V60 il discorso qualità tocca nervi scoperti; mentre la qualità Pilot è ineccepibile, sulla qualità Omas occorre stendere ancora una volta un velo pietoso. Ad onor del vero la mia 360 che risale alla prima produzione è tutt'oggi perfetta, ma mi sono passati per le mani esemplari, in particolari della versione "economica" più piccola ed a cartuccia, costruiti con una qualità che sarebbe largamente deficitaria anche se fosse fosse costata meno di 20 euro. E ne costava più di dieci volte tanto.
Sicuramente nella Omas è superiore il gruppo scrittura: la condotta a livello qualitativo è sicuramente una delle migliori tra quelle in allora presenti sul mercato ed il pennino è in oro 18Kt, anche se, estetica e materiale a parte, il pennino è un Bock per il quale la definizione più calzante direi che è "onesto". Il gruppo scrittura della penna cinese prevede un conduttore in plastica simile a moltissimi altri ed un pennino in acciaio esteticamente gradevole. Condotta e pennino per quanto ho potuto constatare svolgono comunque diligentemente il loro lavoro ed anche facendo veloci svolazzi non si nota nessuna incertezza nel tratto.
A mio avviso ci sono ancora da fare alcune considerazioni di natura etica. Copiare i prodotti di successo altrui permette di saltare a piè pari il lavoro di ricerca estetica ed evita anche la possibilità di sbagliare. Indubbiamente un bel risparmio anche se moralmente assai discutibile. A fronte di questo aspetto c'è però da considerare che ormai l'immagine del cinesino che lavora dodici ore al giorno per un piatto di riso è del tutto irreale visto che le retribuzioni non sono poi così distanti da quelle occidentali. Allora come è possibile giustificare una differenza di prezzo tra una Majohn che si acquista a poco più di 30 euro ed una Omas che oggi non ne costerebbe sicuramente meno di 5-600? Perché poi, e mi si corregga se sbaglio, una Capless che sino a non molto tempo fa costava più di 200 euro, oggi si può acquistare ad un ottantina di euro?

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